Nella sua selezione settimanale di notizie Serafin ci racconta della lepre variabile che non riesce più a mimetizzarsi nel paesaggio invernale privo di neve. Il Paraclimbing e le vie tracciate da “Seve” Scassa sono al centro della seconda notizia. Infine ci spostiamo tra Brianza e Prealpi Lombardi dove un tour pittorico del 1822 è diventato un tour per ciclisti: il Tour dei Lose.

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Il mantello bianco tradisce la lepre variabile

Lepre variabile La lepre variabile tradita - Paraclimbing: le vie di "Seve" - Tour dei Lose

È proprio vero che talvolta la natura gioca dei brutti scherzi quando meno te l’aspetti. Mi ha molto colpito in una newsletter delle “Aree protette dell’Ossola” l’immagine scattata da una fototrappola notturna usata di norma per il monitoraggio del lupo. Vi appare una cosiddetta “lepre variabile” nella sua bianca pelliccia invernale. La bestiola è lì che saltella su un tappeto di foglie marroni. Leggo nella newsletter in questione che si tratta di uno degli animali meno conosciuti in generale delle Alpi perché è estremamente difficile da monitorare. Sembra che questa lepre sia diventata piuttosto rara. Uno dei motivi di questa rarefazione sembra dovuto al suo mantello candido. Non so se qualcuno l’abbia avvisata che tutto quel bianco è perfetto per mimetizzarsi nella neve, ma problematico e controproducente quando la neve sparisce. 

Sono venuto a sapere dalla stessa fonte che gli effetti dello “sfasamento” tra l’adozione di un abito estremamente mimetico e le condizioni ambientali sono stati studiati negli ultimi anni su una parente stretta americana della lepre variabile. La ricerca ha evidenziato che in inverni senza neve le lepri dalla bianca poelliccetta hanno dei tassi di sopravvivenza inferiori rispetto agli inverni con neve. Tutto ciò perché non riescono a sincronizzare la muta con la presenza di neve al suolo. Quindi, che ci sia la neve o meno diventano bianche. Buon per le volpi e le aquile che le vedono e le predano più facilmente. E a me questo sfasamento sembra quasi una mascalzonata, con tutto il rispetto, di madre natura. 

Le vie di “Seve”, perfette per persone con disabilità

Scassa in parete La lepre variabile tradita - Paraclimbing: le vie di "Seve" - Tour dei Lose
Severino Scassa

Negli ambienti dell’arrampicata sportiva, Severino “Seve” Scassa è considerato uno dei migliori tracciatori. Nato nel 1969 e piemontese, nel 1991 e 1992 è stato vice campione del mondo e nel 1993 ha salito la prima via italiana in difficoltà 8c+, “Noia” (8C+) ad Andonno, in Piemonte. Ora sta sviluppando numerose aree di arrampicata sportiva in Italia e in Francia. Il suo grande impegno oggi consiste nel disegnare vie per atleti della categoria paraclimbing, persone amputate agli arti superiori o inferiori, ipovedenti o non vedenti, con paresi o paralisi acquisite o innate. Ne ha attrezzate migliaia in marzo per il primo raduno della Nazionale Italiana di Paraclimbing di Arco, dove vive con la compagna Laura Giunta, anche lei scalatrice. “Realizzare vie per atleti con disabilità visiva o psichica è un’attività molto particolare”, spiega il bravissimo “Seve”. “Appigli e appoggi devono essere posizionati in modo ragionato, senza mai banalizzare il percorso. Questi atleti sono molto esigenti quando si tratta di superare le barriere della disabilità”.

L’incomparabile “Tour dei Lose”

Tour de Lose La lepre variabile tradita - Paraclimbing: le vie di "Seve" - Tour dei Lose

Non avrei mai pensato che un viaggio pittorico realizzato nel 1822 in Brianza dai due coniugi  Federico e Carolina Lose potesse diventare oggi un itinerario perfetto per i ciclisti moderni animati da senso di scoperta e ricerca di bello tra le nostre montagne. L’idea è venuta a Renato Ornaghi che l’ha illustrata nel libro “Il tour dei Lose” edito dall’Opificio Monzese delle Pietre Dure. Per celebrare il bicentenario del viaggio dei Lose tra i monti della Brianza, l’Associazione Cammino di Sant’Agostino ha riunito i luoghi delle stampe in un itinerario di circa 150 chilometri da percorrere in bicicletta. 

Ville di delizie si susseguono nei quadri tra dolci colli e declivi verdeggianti, ameni paesaggi lacustri e prealpini popolati da dame a passeggio con l’ombrellino, contadini, animali al pascolo, viandanti lungo le strade, carrozze e calessi trainati dai cavalli.

Di origine tedesca, da vent’anni i Lose si erano trasferiti da Dresda a Milano dove Federico svolgeva l’attività di pittore e Carolina quello di incisore e colorista.

Agli schizzi en plein air seguì la pubblicazione di stampe. Si tratta di incisioni in acquatinta colorate che furono vendute in migliaia di copie riscontrando il favore dei nobili e della nascente borghesia milanese. 

Tour de Lose La lepre variabile tradita - Paraclimbing: le vie di "Seve" - Tour dei Lose

Nelle vedute, intrise di spirito romantico, prendono vita le sponde dei laghi di Annone e di Pusiano, le rive del Lambro ad Agliate, il monte di Brianza, la sontuosa residenza di Monza, le ville di delizie di Inverigo, Erba, Asso, le cascate di Canzo, il Buco del Piombo, la Valle dell’Oro a Civate. Numerose le località rappresentate come luoghi di amenità e svago che alimentarono il mito della Brianza, terra di delizie. 

Particolare non trascurabile. Nell’ambito della manifestazione “Ville Aperte in Brianza” le riproduzioni a cura delle Edizioni Polifilo di 24 stampe sono state esposte in una mostra allestita presso Villa Greppi a Monticello di Brianza. Devo queste informazioni a Rosalba Franchi, curatrice con Dario Monti del documentatissimo sito viestoriche.net che vi consiglio caldamente di visitare.

Roberto Serafin

6 Maggio 2022
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