Fino a prima di quest’ondata di calore la sensazione di molti era che l’estate avesse avuto un inizio più fresco del normale. Ma è stato davvero così o è la nostra memoria a trarci in inganno? Anche i ghiacciai sembrano star meglio se confrontati con giugno 2022… ma non c’è per questo da star allegri.
Daniele Cat Berro ci ha spiegato tutto nella puntata del podcast
Attenzione a fidarsi della memoria: giugno 2023 è stato caldo sopra media!
Se ci fidiamo delle sensazioni, potrebbe sembrare che l’inizio di quest’estate (intendiamo sempre meteorologica, quindi dal 1° giugno) sia stato più fresco del normale. Ma, come ci ha spiegato Daniele Cat Berro, nel podcast non è così se guardiamo i dati.
ll problema è che la memoria, quando parliamo di meteorologia, spesso ci inganna. Tendiamo infatti a confrontare le condizioni meteorologiche solo con l’ultimo periodo vissuto. In questo caso l’errore è confrontare l’estate in corso con quella 2022 che è stata terribilmente calda oltre che secca: il 2022 è stato nel suo insieme l’anno più caldo e più secco in Italia. Facendo così è ovvio avere la sensazione che rispetto all’anno scorso fa più fresco. Vero, e meno male! Questo però non è un confrontare con la media, ma con l’anno più caldo mai rilevato dalle stazioni meteorologiche in Italia e non solo.
In realtà il mese di giugno, ovvero il primo terzo dell’estate, certamente non è stato estremo come temperature, ma è pur sempre più caldo della media trentennale di riferimento: abbiamo avuto circa 1 grado sopra media sulle Alpi e sull’Appennino settentrionale. Un po’ più allineato alla norma degli ultimi trent’anni invece l’Appennino centro meridionale e insulare.
Bisogna quindi fare attenzione ad allargare lo sguardo almeno ad un periodo trentennale per fare degli efficaci confronti su clima.
Tarda primavera e inizio giugno fortunatamente piovosi
Alla sensazione di un’estate più fresca hanno sicuramente contribuito anche una tarda primavera e una prima metà di giugno molto piovose. Fortunatamente piovuto molto non solo in termini di quantità, ma anche di frequenza, anche se purtroppo in alcune zone, in Emilia Romagna in particolare, gli effetti (per l’incredibile concentrazione delle piogge) sono stati disastrosi. Sulle Alpi invece è arrivata tanta acqua ma in maniera meno dannosa. Questo ha permesso un recupero almeno parziale della siccità epocale che ci aveva colpiti nell’anno e mezzo precedenti.
Ghiacciai meglio del 2022, ma non c’è da festeggiare
Il primo giugno Daniele con i colleghi sono saliti sul ghiacciaio del Ciardoney, che la Società Meteorologica Italiana segue da più di trent’anni, come d’abitudine a fare le misurazione per il bilancio invernale d’innevamento. C’erano uno spessore di neve tra circa 2,50 m e 4 m equivalenti ad uno spessore d’acqua di 1,4 m che è un po’ sotto la media (di circa1,5 metri), ma indubbiamente molto meglio del 2022 in cui l’accumulo invernale era stato di appena 40 cm,
Quindi il maggio molto piovoso e anche i temporali della prima metà di giugno hanno permesso di scongiurare un’altra annata drammatica per i ghiacciai come quella del 2022. Questo non significa che nel 2023 avremo un’annata positiva per i ghiacciai: di neve nell’insieme dell’arco alpino comunque ce n’è poca e l’arrivo del caldo a tratti intenso ha determinato e sta determinando una rapida fusione della neve caduta in maggio. Quindi un vantaggio c’è stato, ma è ancora presto per cantare vittoria perchè molto probabilmente avremo ancora un’annata con bilancio di massa negativo. Vedremo a settembre.
Anche lo stupore di qualcuno di trovare ancora neve a fine giugno a 2000 metri è uno stupore dovuto alla memoria che si basa sulle più recenti esperienze. In realtà non solo non è strano, ma non ce n’è neanche molta di neve se consideriamo la norma. Anche solo 20 -30 anni fa era del tutto normale trovare banchi di neve sui sentieri in giugno a 2000-2300 metri.
RUBRICA A CURA DI:
La Società Meteorologica Italiana è la maggiore associazione nazionale per lo studio e la divulgazione di meteorologia, climatologia e glaciologia. È un’associazione scientifica senza fini di lucro e opera su tutto il territorio nazionale conservando stretto legame con la Società Meteorologica Subalpina che ne è socio fondatore nel territorio alpino occidentale, Francia e Svizzera incluse. SMI promuove ed incoraggia lo sviluppo e la conoscenza delle scienze dell’atmosfera in Italia. Appartiene a UniMet (Unione Meteorologia Italiana) ed all’European Meteorological Society.
Scheda partner