Gratitudine ad alta quota nei racconti di Irene Borgna e Nives Meroi al Festival della Mente di Sarzana domenica 1 settembre. Serafin ci presenta il tema della gratitudine e della generosità in montagna tirando fuori dal suo cilindro qualche esempio come spunto.

festivaldellamente it Gratitudine con Borgna e Meroi al Festival della Mente

XXI edizione del Festival della Mente a Sarzana

Quando esprimiamo gratitudine la nostra mente si concentra sugli aspetti positivi della vita anziché sulle cose negative. Questo aspetto ci porta forse a sentirci più ottimisti? Il dubbio è che non possa rivelarsi sufficiente. Dal 30 agosto al 1° settembre, la XXI edizione del Festival della Mente con i suoi illustri ospiti è ospitata come sempre nell’attraente borgo di Sarzana, tra Liguria e Toscana, per chiarire i vari aspetti della gratitudine che quest’anno fa da filo conduttore. Si parte con la gratitudine dei luoghi, in programma venerdì 30 agosto alle 18.30 al Teatro degli Impavidi, un dialogo tra l’esperto di colture arboree Giuseppe Barbera e la scrittrice Nadia Terranova.

Nives Meroi e Irene Borgna al Festival della Mente

Prosegue poi l’analisi a più voci di questo concetto che oggi sembra che sia poco di moda o che magari non lo sia mai stato. Vero, verissimo. Viviamo in una società del rancore, inquieta e smarrita. Vanno meglio le cose alle alte quote? Davvero come si legge in un comunicato della rassegna la conquista di una vetta è in grado di “accendere un profondo sentimento di umanità, un’ode alla vita e alla sua semplicità?”. Per saperne di più domenica 1 settembre alle 11.45, al cinema Moderno di Sarzana, sul delicato tema natura-gratitudine dialogano due esperte della materia, l’alpinista Nives Meroi e l’antropologa e scrittrice Irene Borgna che vive e lavora in montagna e scrive di montagna. 

Non occorre sottolineare che la Meroi è tra le più forti alpiniste della storia. Con il marito Romano ha scalato per la prima volta in cordata tutti i quattordici Ottomila senza bombole d’ossigeno, climbing sherpa e campi prefissati. Di sicuro Romano non può che esserle grato per l’assistenza che Nives gli ha prestato quando un grave malessere lo ha colpito nell’aria sottile degli ottomila.

Gratitudine e generosita in montagna

Ma come si presenta in definitiva la gratitudine ad alta quota? Mario Rigoni Stern ne fornisce un esempio nella presentazione del libro “Soccorsi in montagna” (2004).”Gli uomini del Soccorso alpino”, scrive, “sono sempre pronti alle chiamate e intervengono con immediatezza senza chiedersi la gravità o meno dell’intervento o chi chiama o se è giorno o è notte. Si aspettano solamente un grazie e un bicchiere di vino”. 

Atleti dell’altruismo meritevoli di sempiterna gratitudine furono considerati tra i grandi dell’alpinismo il vicentino Gino Soldà e il tarvisiano Cirillo Floreanini che fecero parte della pattuglia di punta nella vittoriosa spedizione italiana del 54 al K2. Soldà si prodigò, fra l’altro, nella guerra di Liberazione. Quanto a Floreanini, non erano solo gli incidenti in montagna a imporgli negli anni del dopoguerra dei soccorsi tempestivi. Altre emergenze richiedevano nel frattempo grande perizia agli uomini del Soccorso alpino ai primi vagiti: una miniera con i suoi 1500 dipendenti sottoposti a decine di rischi, il confine sloveno con i profughi che scappavano inseguiti delle milizie del maresciallo Tito…

Ma non è detto che sugli ottomila prevalga sempre l’altruismo come potrebbe chiarire Nives, regina dell’Himalaya, a Sarzana. “Nel nostro caso ai falsi, alle accuse immotivate e alle allusioni siamo abituati”, si rammaricò qualche tempo fa sullo Scarpone. “Siamo perfino arrivati all’accusa, per ‘bramosia della cima’, di aver omesso soccorso a un’alpinista che aveva freddo alle mani”.

Il tempo per fortuna ricuce vecchie ferite e ristabilisce il valore incancellabile della gratitudine. “Le alte montagne sono per me un sentimento”, ebbe a dire Lord Byron (1788-1824). Di frequente i soccorsi lasciano malesseri incancellabili in chi li effettua. Gli uomini del soccorso si sentono per lo più dei privilegiati. Così almeno li definì il lecchese Daniele Chiappa che ne fece parte. Di infortunati ne salvò parecchi l‘indimenticabile Daniele sulle pareti delle Grigne, eppure era convinto che nella vita si possa fare di meglio in fatto di altruismo. Se avesse dovuto assistere un’inferma con le piaghe da decubito ne sarebbe stato forse capace? 

L’argomento della generosità in montagna si presenta complesso, circoscritto da luoghi comuni, e sono molti gli aspetti da chiarire. Massimo Mila in “Scritti di montagna” (1992) invita a non drammatizzare l’alpinismo “il cui poco piacevole privilegio è di polarizzare ogni tanto su di sé i fuochi della pubblicità e di dare il via, proprio per l’ambiente in cui si svolge, impressionante e sconosciuto alla gran maggioranza di coloro che ci vogliono metter bocca, a un mare di chiacchiere inesatte e malevole”. 

Nel 1991 a coprirsi di gloria fra i soccorritori fu in particolare il pilota Giuseppe “Bepo” Simonetti, medaglia d’argento al valore civile per il soccorso ai bambini sepolti da una valanga e per altre benemerenze. Rischiò parecchio Simonetti al Brentei, nelle Dolomti del Brenta, nell’andirivieni tra le raffiche di vento in quello scenario di morte, ma la sua esperienza gli consentì di compiere fino in fondo la delicata missione. E ancora si commuove l’anziano pilota quando mostra orgoglioso la medaglia d’oro che i ragazzi sopravvissuti per suo merito nella tragedia vollero offrirgli. Una sola parola è scolpita nella medaglia: Grazie. 

Per concludere, in un’immaginaria graduatoria delle personalità della montagna più meritevoli di gratitudine un posto di riguardo merita di sicuro il neozelandese Edmund Hillary conquistatore dell’Everest, la cui generosità  verso le popolazioni nepalesi fece epoca. La sua fondazione, l’Himalayan Trust, contribuì alla costruzione di ospedali, cliniche, ponti e scuole. E per restare nelle Alpi, come non ricordare la figura di Vera Cenini, l’albergatrice della Valmasino che nel 1965 entrò  ufficialmente nel Corpo Nazionale del Soccorso Alpino? Vera partecipò a numerose missioni di soccorso sulle Alpi Retiche che tanto amava e venne nominata capo stazione onoraria del Soccorso in Val Masino di cui è stata membro volontario emerito. Il Festival della Mente, primo festival multidisciplinare dedicato alla creatività e alla nascita delle idee, generatore di contenuti e stimoli, potrebbe rappresentare una buona occasione per ricordare Vera e renderle il dovuto omaggio. Con gratitudine ovviamente.

Roberto Serafin

Scarica qui  il programma 2024 del Festival della Mente

23 Luglio 2024
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MountCity

MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.

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