Proponiamo una riflessione sul turismo sostenibile, tema della Giornata Internazionale della Montagna 2021. Prima leggendo con calma queste due parole (turismo e sostenibile) e poi lanciando un gioco (se vi va di giocare!): immaginiamo la montagna nel 2052
Qui puoi ascoltare il podcast
Giornata Internazionale della Montagna 2021 e lo sguardo sulla montagna del futuro
Quante volte in un giorno leggiamo o sentiamo parlare di sostenibilità? E per chi si occupa di montagna il binomio turismo-sostenibilità è ormai quasi d’obbligo in tutti i discorsi…
Proviamo in questa Giornata Internazionale della Montagna 2021 a soffermarci ancora un secondo su queste parole il cui abuso (come è successo a molte altre) le ha portate a svuotarsi, a perdere quel significato, quella leva che aziona la nostra attenzione facendocene percepire la complessità e l’urgenza. Infondo è proprio quello che vuole chi pratica il greenwashing: continuare a fare le stesse cose, a coltivare i propri interessi immediati, raccontandosi sostenibili, ma senza che ciò accenda veramente l’attenzione su questi temi. E così si finisce a parlare di sostenibilità guardando solo al qui ed ora senza rendersi conto di quanto già questa sia una contraddizione. Le azioni dovrebbero essere “qui ed ora” e lo sguardo al futuro: invece le azioni incisive troppo spesso vengono procrastinate (senza poterselo permettere) in un futuro più o meno determinato e lo sguardo è rivolto sui propri piedi a salvaguardare qualche traballante status quo.
Per questo oggi lanciamo un gioco, che benché sia un gioco (o forse proprio per questo), vorrebbe stimolarci ad immaginare la montagna fra un trentennio. Ma andiamo con ordine.
International Mountain Day 2021: il turismo sostenibile
Partiamo, come dicevamo, dall’International Mountain Day 2021 il cui tema, scelto dalla Fao, è il Turismo sostenibile. Leggiamo solo le prime righe del testo che sulla pagina dedicata presentano il tema di quest’anno:
Analizziamo, brevissimamente, le due parole sulle quali vuole porre l’attenzione la Giornata Internazionale della Montagna: “turismo” e “sostenibile“
TURISMO
Parliamo di turismo in montagna ovviamente. Quanto è sedimentato l’immagine di una montagna che vive in funzione del turismo? Molto, in tutti noi.
Certo il turismo è stato ed è molto importante nell’economia della montagna. In alcuni casi è stato anche una vera medicina salvavita per valli affette da spopolamento. Ma la medicina salvavita non funziona in eterno se non risolvo le cause dell’infezione… mi spiego meglio.
Benché possiamo dire “meno male che esistono gli antibiotici” così non si muore più per banali infezioni, sappiamo anche che non possiamo abusarne e vivere “sotto antibiotico”. Il nostro organismo non lo sopporterebbe. Allo stesso modo la montagna non può vivere di solo turismo.
Il turismo dovrebbe essere se mai un buon integratore che agisce su un tessuto socio-economico sano. Utopie? Sta di fatto che là dove le comunità hanno rincominciato a vivere con attività economiche e proposte culturali che vanno oltre il turismo, anche il turismo stesso è pensabile più facilmente in modo “sostenibile” (poi veniamo anche a questa parola) perché può non seguire la logica industriale della crescita continua (devastante oltre che impossibile sui territori montani e non solo). Non lo dico io, ma sono in molti ormai a ripeterlo: la montagna non può vivere solo di turismo (ma neanche una città, se ci pensate bene). Ecco che si capisce meglio il senso della nostra citazione: “può contribuire a creare opzioni di sostentamento aggiuntive e alternative e a promuovere la riduzione della povertà, l’inclusione sociale“
Opzioni aggiuntive, non la totalità di tutte le attività economiche. Non è un caso che, pur con fatica, le valli non appiattite interamente sul turismo sono quelle che anche fuori dalle stagioni di picco tengono un tessuto sociale vivo e non assomigliano a palcoscenici in cui si son spenti i riflettori in attesa della prossima data dello spettacolo. Quindi, paradossalmente, perché possa esserci un turismo sostenibile sembra importante tra gli altri fattori… ciò che turismo non è.
SOSTENIBILE
L’abbiamo già ripetuta molte volte questa parola, proviamo ora darle (o ridarle) un po’ di spessore se riusciamo.
Innanzitutto è da notare come nella nostra citazione si parla di “promuovere […] la conservazione del paesaggio e della biodiversità“. Quindi non solo si auspica che il turismo non sia in contrasto, ma addirittura che promuova la conservazione del paesaggio e la biodiversità. Quelli della Fao sono completamente sconnessi dalla realtà? Non sanno che bisogna pur sacrificare qualcosa per far lavorare l’industria del turismo con tutti i posti di lavoro che comporta? Io so che la realtà ci dice che se consumo irrimediabilmente ciò di cui vivo poi non ne ho più e so anche che la perdita di biodiversità è la più grande emergenza che l’umanità sta vivendo (anche in questo è la comunità scientifica a dirlo, non io). Per pensare ad un turismo che abbia quindi impatti positivi e non negativi potrebbe forse essere necessario guardare avanti, non indietro, non a quello che si è fatto fino ad ora per replicarlo senza fantasia. (Tanti gli esempi che si potrebbero fare. Lo ha detto recentemente in modo molto chiaro anche Marco Onida parlando del paventato impianto che vorrebbe sacrificare il Vallone delle Cime Bianche in un articolo su La Stampa firmato da Enrico Martinet).
Quindi la parola “sostenibile” cosa dovrebbe dirci? Credo che dirla come i francesi potrebbe aiutarci a recuperare quel significato che l’abitudine ci ha fatto perdere: “durable“. Quando parliamo di qualcosa che deve essere sostenibile, intendiamo dunque che deve durare nel tempo. Non dobbiamo guardarne solo ai vantaggi immediati, ma dobbiamo proiettare lo sguardo al futuro e avere una visione lunga degli effetti delle nostre scelte. Se cinquanta o trent’anni fa si fossero messe in campo solo azioni che consideravano la durabilità di quello che si stava costruendo dal punto di vista economico, sociale e ambientale, forse oggi avremmo una montagna diversa. O meglio un sistema città-montagna diverso. Ma oggi sappiamo molte più cose e non possiamo permetterci di non considerare la durabilità delle nostre scelte.
Eccoci allora alla proposta del nostro gioco: pensiamo una località in montagna che conosciamo bene, e proviamo immaginare di essere lì per festeggiare il capodanno 2052. Sì esattamente fra trent’anni. Da lì scriviamo una lettera per raccontare com’è, cosa è cambiato.
Qui trovate maggiori dettagli e la lettera del nostro Roberto Serafin che ci scrive dal capodanno 2052 di Magreglio, stimolandoci e provocando come sempre la nostra fantasia. Vi va di giocare con noi?
Qui invece l’annuncio dell’iniziativa in MountCity
RUBRICA A CURA DI:
Sono colui che tiene le fila di quest’intreccio di idee, contenuti e competenze che è Fatti di Montagna. In un certo senso, essendone l’ideatore potrei anche definirmi come primo (cronologicamente parlando) partner. Ci tengo che si capisca che Fatti di Montagna non è il mio blog, ma uno strumento che serve per raccontare la montagna.
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