Con i Fatti in breve di questa settimana Serafin ci racconta del film che mette in cordata i due Ragni di Lecco, Ferrari e Della Bordella, delle dolomiti che non riescono liberarsi dal rombo dei motori e dei rifugi antiatomici svizzeri.
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Sulle orme del “Miro”


Di recente arrivato sui grandi schermi, “ll ragno della Patagonia” del ticinese Fulvio Mariani è sicuramente un film da non perdere. Vi si avvicendano le figure di Casimiro Ferrari e Matteo Della Bordella, distanti nel tempo ma accomunate dal medesimo spirito esplorativo, dalla stessa gioia nella continua ricerca di una via ancora da tracciare. Ferrari (1940-2001) fu membro dei Ragni di Lecco ed è noto per le sue salite realizzate tra le vette della Patagonia, che gli sono valse il titolo di Cavaliere della Repubblica. Della Bordella, già Presidente dei Ragni di Lecco, ha scalato a lungo sulle orme del Miro scrivendo, sono sue parole, “un pezzettino di storia di queste mitiche montagne”. O forse qualcosa più di un pezzettino.
Dolomiti sotto stress (acustico)

Il canto delle Dolomiti non può che risultare il ruggito delle moto che si avventano sui tornanti dei passi. Musica per le orecchie dei centauri, una condanna per i tanti sostenitori del progetto pilota “Car is over” che in aprile presentarono una proposta di regolamentazione del traffico auto-motociclistico sui passi intorno al gruppo Sella per l’estate 2023. Progetto andato però a monte. Categorico in proposito è l’assessore Daniel Alfreider, esponente della giunta provinciale altoatesina. “Resta”, ha detto, “il limite dei 60 all’ora”. Una magra consolazione.
Chiudete quei rifugi… antiatomici

La Confederazione e i Cantoni vogliono abolire gradualmente i piccoli rifugi antiatomici con meno di sette posti presenti in circa 100mila case unifamiliari in Svizzera. Troppo vetusti per essere rinnovati, oggi vengono usati soprattutto come cantine, o depositi per gli sci. L’idea sarebbe di costruire rifugi più grandi e più facilmente gestibili dalla Protezione civile e con qualche comodità in più per farvi baldoria.
Roberto Serafin
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