La selezione di brevi notizie di questa settimana ci parla di Fontina prodotta grazie a manodopera straniera, di inquinamento luminoso da croci e dell’Indren coperto di detriti.
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Tutta la verità sulla Fontina
“Fontina. Non è della Valle d’Aosta, è la Valle d’Aosta” si legge nella pubblicità del formaggio. Ma chi produce realmente questo prodotto così “identitario” della Vallée? Se si tiene conto di chi realmente sono le mani che producono la Fontina si scopre che circa l’ottanta per cento dei lavoratori negli alpeggi è straniero. Sono per lo più marocchini e rumeni. È grazie a loro se la Valle d’Aosta ha ancora la fontina.
Spegnere quelle croci?
“Negli ultimi anni,” ha osservatolo scrittore ossolano Crosa Lenz nel suo mensile “Lepontica” di settembre, è emerso il fenomeno di illuminare, grazie a pannelli fotovoltaici, le croci sulle vette. Croci illuminate che uccidono la notte. Penso non serva al bene della montagna ma solo alla vanità di chi le realizza”. Sull’argomento come previsto si è aperta un’accesa discussione.
La scomparsa dell’Indren
Da Milano si arrivava in Val Sesia in macchina attraversando le risaie tra voli di aironi cinerini. Un balzo con la funivia che saliva da Alagna sorvolando balconi walser fioriti, e si era a tremila metri sul ghiacciaio dell’Indren, un po’ affannati per la quota, con gli sci ai piedi. Oggi al posto delle piste di sci si stende un’orrenda pietraia. Secondo il monitoraggio della Carovana dei Ghiacciai la copertura detritica è risultata notevolmente aumentata rispetto agli ultimi anni con la quasi totale scomparsa della copertura glaciale e la degradazione del permafrost.
Roberto Serafin
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