Roberto Serafin questa settimana ha raccolto qualche messaggio promozionale per l’estate 2021 di località turistiche montane: tra iperboli e abuso di promesse di libertà, alla fine sembra che non ci siano grandi novità nell’immaginario proposto della montagna. Un po’ per sorridere, ma anche per riflettere…
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Iperboli per la promozione della montagna 2021
C’è da divertirsi, caro Luca, nel mettere a confronto alcune promozioni delle villeggiature in montagna che in questi giorni circolano nei giornali. Ho provato a farlo e ne è uscito un quadro abbastanza interessante dell’attuale immaginario della montagna.
“Tutta la montagna che vuoi” è, per cominciare, quanto offre il Friuli Venezia Giulia che, per essere più esplicito, indica con certosina precisione l’estensione delle sue aree naturali.
È solo un esempio. Se ne ricava che forse mai come questa estate le pagine pubblicitarie a pagamento sui giornali hanno messo in campo iperboli. Con un intento comune, quello di soddisfare una richiesta di spazi da parte di un’utenza oppressa dalle limitazioni, allergica ai green pass, assetata di quelle emozioni che possono assicurare soltanto le “montagne che non ti aspetti”. Cioè, per fare un esempio, quelle del Piemonte.

Particolare curioso. La lettura dell’immaginario della montagna che si desume da questi messaggi non è molto dissimile da quella dei cartellonisti dell’altro secolo che trasformò esclusivi ritiri di élite in approdi turistici di massa ovvero, ahinoi, in divertimentifici alpini. Te ne puoi rendere conto, caro Luca, sfogliando il catalogo “I manifesti delle Alpi Italiane” nella collana “Il tempo delle Alpi” diretta da Luigi Dematteis e pubblicata a suo tempo da Priuli & Verlucca. (ndr: l’edizione attualmente disponibile è Roberto Festi, I manifesti delle Alpi italiane – Piccola grafica dal 1895 a fine anni Sessanta del Novecento, Priuli&Verlucca, 2016)
Libertà da cercare e da offrire: ma cos’è?
Oggi la mia impressione è che l’offerta di grandi spazi si accompagni puntualmente con il concetto di libertà e non c’è da stupirsi se oggi libertà è, per l’appunto, una delle parole più usate. “Libera le tue emozioni” invita infatti a fare il Trentino accompagnando l’invito con la visione di arditi pinnacoli dolomitici in attesa di essere scalati.
Mi dirai come riflessione a margine che ancora non si è capito che cos’è questa libertà che tutti vogliono e tutti offrono. Giusta riflessione. Come sostiene il sociologo e psichiatra Paolo Crepet, la libertà non la regala nessuno e costa molto.
Per questo motivo il Piemonte s’impegna a offrire ai dubbiosi “autentica libertà” e, insieme, va ribadito, “l’esperienza che non ti aspetti”. Uno magari non si aspetterebbe di essere trascinato fra le nuvole dalle mongolfiere che corredano il messaggio, ma occorre dare credito all’estro e alla fantasia dei creativi piemontesi. Perché “autentici” per chi non lo sapesse, sono i piaceri offerti dal Piemonte. Che si traducono “nella scoperta di un territorio che sa offrirti più esperienze, più opportunità di sport e svago”. In questo caso mi sembra che la regione desideri fare il verso ai cartellonisti degli anni Trenta il cui messaggio era tutto impostato sui binomi movimento-salute, forza-bellezza. Binomi che si ritrovano nelle affiches dell’epoca: immagini solari, qualità della vita e dell’ambiente, invidiabili situazioni di relax e salute spesso delegate alla grazia e al fascino femminile, come in un celebre poster valdostano di Gino Boccasile.

Il mare dell’Umbria e la scoperta dei Parchi
Qualche bizzarria ogni tanto oggi ci scappa. L’Umbria offre il mare che non ha e ci fa capire, di riflesso, che l’Italia con le sue bellezze non è soltanto un paese balneare anche se questa sua vocazione si rivela insopprimibile specialmente d’estate. La Valle d’Aosta lancia un invito perentorio. “Lo spazio”, si legge, “ritrovalo qui”. Il minimo che ci si aspetta dopo le ristrettezze dei due lockdown. La Toscana per non smentirsi assicura un Rinascimento senza fine e invita a “spegnere i pensieri e connettersi con la natura”.
E poi, chi l’avrebbe mai detto?, i Parchi d’Italia sono “così straordinari, così vicini”, ma ci volevano dei fascicoli da poco in vendita nelle edicole per farcelo sapere e, possibilmente, apprezzare.

Quale immaginario per la montagna e quale libertà?
Però, lasciamelo dire caro Luca, quanto più abili sono stati i nostri nonni e bisnonni nel “vendere” la montagna come luogo ideale di vita, riempiendo i cartelloni di sane e gioiose fanciulle. E dimostrando, con largo anticipo rispetto a quanto cantava Giorgio Gaber, che “libertà è partecipazione”.
Oggi per concludere, a un sommario esame sembra che nella pubblicità prevalga l’immagine ottocentesca della montagna dominata dal fascino dell’ostilità dei luoghi e di una natura selvaggia. Che sia la più convincente premessa di una vacanza “green”? Che cosa ne diranno i lettori di “Fatti di montagna”?
Ciao, alla prossima.
Roberto Serafin
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