L’appuntamento è domenica 28 luglio in val Schievenin (BL) con Simone Salvagnin e la sua performance itinerante “Contatto invisibile” nell’ambito del festival “La giusta distanza”. Non è facile capire cosa significhi veramente arrampicare affidandosi solo al tatto. Simone, con questa performance proverà a trasmetterlo alle molte persone che probabilmente non resino neanche ad immaginarselo.
Uno spettacolo di Simone Salvagnin e Mirko Artuso
Domenica 28 luglio Simone Salvagnin, in collaborazione con l’attore e regista Mirko Artuso, racconterà il suo intimo e viscerale rapporto con l’arrampicata in una performance in val Schievenin.
Simone, che con Fatti di Montagna abbiamo conosciuto in occasione dell‘intervista sull’Iceland Traverse, è atleta paralimpico della nazionale italiana di paraclimbing, oltre che viaggiatore e alpinista. Nato nel 1984, a partire dai 13 anni la retinite pigmentosa (malattia degenerativa) lo porta alla quasi totale cecità (praticamente totale in spazi esterni).
“Contatto invisibile”, nell’ambito del festival La giusta distanza, è uno spettacolo itinerante lungo la valle in cui i partecipanti saranno condotti da Simone Salvagnin in un percorso immersivo lungo la valle. Durante questa performance l’esplorazione che Salvagnin propone sarà quella di se stesso, come negli anni ha imparato a fare, e la domanda che risuonerà, dopo tante soddisfazioni in campo sportivo, sarà: perché arrampichi?
Giunti al termine del percorso Simone con Loris Manzana (Guida Alpina, guida ed amico di Simone) scalerà una delle classiche vie che solcano la valle.
Con “Contatto invisibile” l’arrampicare diviene metafora di vita, risvegliando la ricerca insita nell’essere umano. Non è facile capire cosa significhi veramente arrampicare affidandosi solo al tatto. Simone, con questa performance proverà a trasmetterlo alle molte persone che probabilmente non resino neanche ad immaginarselo.
“Arrampico con tatto progredendo nell’invisibile, alimentando un contatto profondo con la mia emotività, nella continua ricerca di nuovi equilibri -ha dichiarato Salvagnin-. La fatica mi costringe a liberare la mente: è per me fondamentale quindi avere una continua attività fisica per non lasciar assopire gli altri sensi. Sotto sforzo i miei pensieri appaiono più limpidi e riesco a concentrarmi molto meglio; è una sorta di meditazione attiva che mi aiuta a prendere più coscienza di me stesso nello spazio, fino a riuscire a dimenticare completamente il mio limite.”
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