Roberto Serafin pone alla nostra attenzione un problema probabilmente sottovalutato: l’alcol sulle piste da sci. Andiamo poi sul Makalu con la pubblicazione in italia del racconto della prima salita e sul Fuji con il Piolet d’Or alla carriera a Yasushi Yamanoi.

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Chi protegge il bombardino tentatore

Fra le istruzioni per l’uso affisse lungo le piste di sci non dovrebbe mancare a mio modesto avviso l’invito ad astenersi da bevande alcoliche. Invito rivolto soprattutto ai giovani. Non ho mai visto niente di simile e vorrei sapere perché. Gli alcolici sono la principale causa di morte tra i giovani dai 16 ai 22 anni e la seconda dai 22 ai 30. Lo sapevate? Fino a 18/19 anni non è ancora in funzione l’enzima con cui il fegato elimina l’alcol. Quindici minuti dopo aver bevuto, tutto l’etanolo è in circolo nel sangue. 

Ma a chi interessa tutelare la salute dei giovani? Se sciano vuol dire che stanno benissimo, lasciamo che si godano la vita. Quanti sanno però che non è bene sciare in stato di ebbrezza in conseguenza di uso di bevande alcoliche e di sostanze tossicologiche? Quasi tutti lo ignorano o fingono di ignorarlo. 

Sembrò una buona notizia che questo purtroppo diffuso comportamento fosse oggetto, a partire dal 2022, del divieto sancito dal decreto legislativo 40/2021 che comporta l’alcoltest sulle piste. 

All’articolo 31 denominato “Accertamenti alcolemici e tossicologici” viene infatti precisato che “gli organi accertatori, nel rispetto della riservatezza personale e senza pregiudizio per l’integrità fisica, possono sottoporre gli sciatori ad accertamenti qualitativi non invasivi o a prove, anche attraverso apparecchi portatili”. 

Apprendo invece in questi giorni dalla stampa locale che il Trentino di alcoltest sulle piste non ne vuole sapere. È dal Trentino che è infatti partita una lettera al ministro del Turismo Massimo Garavaglia in cui si denuncia che la tolleranza zero sull’alcol avrà pesanti ricadute per gli esercizi commerciali in quota. E si chiede che l’alcol test sulle piste di sci sia rinviato a tempi migliori. Quali non si sa.  

Se gli sciatori dovranno per legge avere nel sangue il tasso zero di alcol (come i manovratori di macchine operatrici, o gli autisti di autobus e corriere) è chiaro che i rifugi in quota potranno tranquillamente chiudere bottega. L’addio andrà dato in questo caso (senza rimpianti a mio avviso) anche ai banconi bar di neve sulle piste. E addio anche al bombardino goduriosamente a base di panna, zabaione caldo, brandy e caffè. Un intruglio alcolico che nacque per l’esattezza a Livigno, in provincia di Sondrio, alla baita del Mottolino nel 1972. Un pericolo dolce, ma micidiale sulle piste di sci. 

È vero che le forze dell’ordine possono già praticare l’alcoltest in caso d’incidenti tra sciatori. Ma che cosa cambia? Non è che la dimostrazione che grappe e bombardini sono oggi ai primi posti nella graduatoria dei comportamenti a rischio sulle piste. Ditemi voi, cari amici fatti di montagna: si può andare avanti così?

Makalu Jean Franco monterosa edizioni

L’allegra conquista del Makalu

Il Makalu (8.463 m) il cui nome in tibetano significa “grande nero” non godeva di buona fama quando nel 1955 gli alpinisti francesi riuscirono ad addomesticarlo raggiungendo tutti insieme per la prima volta la cima. Quei giorni grandi sono ora raccontati per la prima volta in italiano nel libro fresco di stampa “Makalu” (224 pagine, 15 euro) del capospedizione Jean Franco per la collana “Le Parusciole” di MonteRosa Edizioni

La spedizione vide la partecipazione di alpinisti fortissimi tra cui Lionel Terray, Guido Magnone e Jean Couzy e beneficiò di condizioni meteo assai favorevoli. Questo giustificò senza dubbio anche il tono spesso scanzonato del racconto ed evitò che si ripetessero spiacevoli conflitti tra i membri della spedizione come era successo un anno prima con la turbolenta conquista italiana del K2.

“Il tempo era così bello e la temperatura così calda”, racconta Francò (con l’accento sulla o), “che ne approfittammo per fare una grande toilette che non facevamo da settimane: uno shampoo a 5300 m è probabilmente un record mondiale!”. 

Sono personalmente convinto, per ciò che può contare, che a rendere piacevole la lettura sia anche la traduzione curata da Paolo Ascenzi, un bel tipo che ho avuto il piacere di conoscere alla presentazione dell’imponente volume “L’alba dei Senza-Guida” scritto a quattro mani con Alessandro Gogna. 

Alpinista oltre che attento studioso della materia e bibliofilo appassionato, va segnalato che Ascenzi con altrettanta passione ricopre il ruolo di Professore Ordinario di Biochimica presso il Dipartimento di Scienze, Università Roma Tre, Roma, Italia. La sua attività scientifica è documentata da oltre 550 pubblicazioni su riviste internazionali.

Quanto all’autore del libro, Jean Franco (1914-1971) fu guida alpina e partigiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Assieme alla moglie Jeanne firmò la prima salita del Pilastro Sud della Barre des Écrins nel 1944. Nel 1951 fu nominato Coordinatore delle spedizioni francesi in Himalaya. Fu anche a capo delle spedizioni al Makalu del 1954, del 1955 e del 1959 allo Jannu. Dimenticavo colpevolmente. Il libro riporta come postfazione il racconto di Kurt Diemberger “Jang-Le La foresta incantata”. Un motivo in più per correre subito in libreria a comprarlo.


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Yasushi Yamanoi Piolet d'Or

L’intrepido portatore del Fuji

A proposito di premi il più famoso di tutti è il Piolet d’Or alla Carriera intitolato a Walter Bonatti. Quest’anno è stato assegnato al giapponese Yasushi Yamanoi, definito una sorta di samurai contemporaneo. Il premio viene consegnato a Briançon che ospita i Piolets d’Or dal 26 al 29 novembre. Il giapponese è il tredicesimo Piolet d’Or alla Carriera, premio che Bonatti fu il primo a ricevere, seguito da Reinhold Messner, Doug Scott (GB), Robert Paragot (Fra), Kurt Diemberger (Aut), John Roskelley (Usa), Chris Bonington (GB), Wojciech Kurtyka (Pol), Jeff Lowe (Usa), Andrej Stremfelj (Slv), Krzysztof Wielicki (Pol), Catherine Destivelle (Fra).

Nato nel 1965, Yamanoi è entrato nel mondo dell’alpinismo nel 1991 prendendo parte a una spedizione giapponese con la quale ha raggiunto la vetta del Broad Peak. In quella occasione ha conosciuto Taeko Nagao (anche lei in vetta), una delle alpiniste più forti del Giappone. Divenuti inseparabili compagni di cordata, si sono sposati nel 1996.

Yamanoi ha sempre mantenuto uno stile di vita umile, facendo il portatore sul Monte Fuji durante i mesi invernali. Una ragione di più per premiarlo.

Roberto Serafin

25 Novembre 2021
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