Il fatto che sia una notizia che dal primo luglio ai vertici dell’Europa ci siano tre donne, significa che ancora molta strada c’è da fare verso una vera, culturale e sostanziale parità di genere. Ci sono donne che nonostante i muri dei pregiudizi, grazie al loro temperamento, sanno imporsi come le tre autrici di Whiteout: libro autobiografico di Anna Torretta, Eleonora Delnevo e Dorota Bankowska.
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Dal primo luglio 2020 l’Europa è nelle mani di tre donne: l’arrivo di Angela Merkel alla presidenza di turno del Consiglio dell’Unione completa infatti la svolta rosa iniziata con l’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea e di Christine Lagarde alla presidenza della Banca Centrale Europea. Donne evidentemente fornite di coraggio, audacia, speranza. Le stesse caratteristiche attribuite in un libro di Ulrico Hoepli Editore ad altre tre donne che di temperamento ne hanno da vendere. Si chiamano Anna Torretta, Eleonora Delnevo e Dorota Bankowska e sono le autrici di “Whiteout” (148 pagine, 19,90 euro) che racconta di un’amicizia sbocciata casualmente tra di loro, tra donne.
Nel libro le vite di queste tre donne dal cuor di leone si aggrovigliano in un continuo mettersi alla prova: Anna, torinese, è la prima donna entrata nella prestigiosa Società delle Guide Alpine di Courmayeur, Dorota è polacca e fa un mestiere decisamente scomodo, la palombara nel mare del Nord, ma è di casa anche sulle pareti del Monte Bianco. Infine Eleonora detta Lola scala montagne pur essendo immobilizzata alle gambe in seguito a un brutto incidente mentre scalava una cascata di ghiaccio.
Premesso che il termine “whiteout” riguarda una tempesta di neve che rende tutto bianco, in cui l’alpinista non capisce la direzione da prendere e può rapidamente andare in confusione, nel libro le amiche raccontano ciascuna la sua parte di “whiteout”. E buon per loro che di fermezza ne hanno da vendere. Per carattere infatti non sono abituate a mollare, un po’ come le tre Marie che sostano impavide in certi dipinti ai piedi della Croce. In più, loro tre sanno come affrontare pregiudizi culturali legati alla loro condizione femminile. Lola è perfino riuscita a scalare la difficilissima via Zodiac su El Capitan con la forza delle braccia, oltre beninteso che mettendo a frutto la sua forza di volontà. Poi a un certo punto quest’amicizia tra di loro si trasforma in un progetto che definiscono un po’ folle: la prima gara di ice-sliding, una specie di arrampicata su ghiaccio… in orizzontale se si è ben capito. Ma questo, sinceramente, è l’aspetto meno interessante del libro.
Di pagina in pagina, a turno, Anna, Eleonora e Dorota (detta Dot) si raccontano e si confidano tra di loro con quella disinvolta complicità che sembra caratterizzare l’universo femminile. E forse questo è invece l’aspetto più interessante del libro. Dove l’universo maschile in cui le tre sono immerse volenti o nolenti è appena accennato. Sbrigative citazioni sono riservate al marito della guida alpina addetto agli impianti di risalita, nonché al compagno con cui la palombara condivide la passione per le scalate. E sarebbe bello saperne di più di quei simpatici amici della paraclimber che con dedizione la assistono nelle sue “impossibili” scalate.
Per ora è chiaro che donne di questo stampo devono considerarsi in minoranza. Solo un terzo degli iscritti del Cai sono donne, ma nel futuro chissà. E ci sarà pure un motivo per cui le astronaute rappresentano un terzo degli equipaggi spaziali. Ma chi l’avrebbe immaginato che l’Europa sarebbe stata nelle mani di tre donne e che mai tante donne come adesso sono state in lotta per cambiare il mondo? Dalla lettura di “Whiteout” forse una spiegazione potrebbe emergere. (Serafin)
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