Finalmente, nel 2052 ho il coraggio di tornare a Valtournenche per festeggiare il Capodanno, luogo del cuore della mia storia e dei miei ricordi. Non ci tornavo dal 2014, anno a cui risalgono le foto che accompagnano questo scritto.
Ne sono cambiate di cose!
Saranno almeno 15 anni che la neve è diventata una rarità: giocare sommersi nel bianco manto, come nella foto che mi ritrae, è qualcosa che i vecchietti come noi raccontano ai bambini: oggi il massimo che si vede da queste parti è una spruzzatina che imbianca i prati per qualche giorno.

Non si scia più da queste parti: non c’è abbastanza neve e il mercato dei comprensori sciistici si è ben presto esaurito. Peccato, mi piaceva moltissimo. Ora per sciare bisogna decisamente spingersi a latitudini differenti.
L’economia del luogo si basava moltissimo sul turismo invernale legato allo sci: i paesi si sono svuotati ancor più e tanti edifici sono andati in rovina, sono stati demoliti. Anche quella che era casa mia qui non c’è più, così come la bellissima cappella di Crepin.

A volte, però, fare posto al nuovo è proprio qualcosa che serve: da qualche anno, infatti, si assiste a un movimento di tante persone che tornano o scelgono di spostarsi in queste zone per praticare forme di allevamento innovative, per provare e testare fonti di energie rinnovabili legate al vento, alla luce del sole…
I prati su cui vi erano le piste da sci stanno diventando pascoli o terreni per installare marchingegni energetici di ultima generazione.
C’è aria nuova in giro! Forse è un buon posto in cui trascorrere la vita, oltre che il Capodanno…
Capodanno 2052
Benedetta Gambacorti
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