Un avvocato di Ascoli Piceno vorrebbe riaprire la questione della famosa querelle Lacedelli (e Bonatti) – Compagnoni relativa alla prima salita al K2 del 1954. La vicenda è già stata ampiamente analizzata e chiacchierata, ma è l’occasione per Roberto Serafin per estrarre dal suo archivio fotografico uno scatto e raccontarcene la storia. Una foto che ritrae Lacedelli e Compagnoni a braccetto nel 2004, ma tra i due non correva buon sangue e Compagnoni si pentì di aver posato per quella foto…

Compagnoni e Lacedelli Cortina 2004 copia Una foto, un ricordo e la polemica K2 che forse non ha senso riaprire

Polemica K2: forse il tempo è definitivamente scaduto

È trascorsa una ventina d’anni dalle celebrazioni per il mezzo secolo della vittoria italiana sul K2 e non avrei mai pensato che dopo tanto tempo mi sarei di nuovo occupato di questo argomento come giornalista. Lo faccio dopo che un avvocato di Ascoli Piceno ha ripreso in esame la storia infinita dell’assalto finale alla vetta e dell’asserito mancato rispetto di un particolare non trascurabile: il posizionamento della tendina che Achille Compagnoni avrebbe sistemato in modo arbitrario, disattendendo le aspettative di Lino Lacedelli. Come si sa, una ricerca a tavolino di tre saggi, a mio avviso tanto approfondita quanto ridicola e inattendibile, diede torto a Compagnoni e costrinse il Cai a smentire la relazione ufficiale del capo spedizione Ardito Desio. 

A prendere oggi le difese dell’onesto Compagnoni è un avvocato di Ascoli Piceno. Ma forse il tempo per tornare sull’argomento è definitivamente scaduto insieme con la scomparsa di chi si è battuto pro e contro la relazione. Ma l’avvocato non si arrende e per la rabbia si dimette dal Cai. Che di questi tempi ha altri grilli per la testa come tutti noi.

“La prospettiva d’avere posto una pietra tombale sulla vicenda e sulle responsabilità per averla chiusa in questo modo è un’illusione, la storia non è mai finita e prima o poi qualcuno troverà il tempo e il coraggio di riaprirla”, spiega l’avvocato in una mail. Che cosa dire? La mia impressione è che il Lino e l’Achille se fossero ancora in vita sarebbero i primi ad apprezzare un po’ di silenzio dopo tanti veleni

Compagnoni e Lacedelli amici2 1 copia Una foto, un ricordo e la polemica K2 che forse non ha senso riaprire

Quelle foto a Compagnoni e Lacedelli…

A convincermi sono alcune foto da me scattate in occasione del cinquantennale. In una i due alpinisti ormai sulle soglie della vecchiaia posano insieme a Cortina con l’abito della festa facendosi scudo con un gruppo di ragazzine in costume ampezzano. Nella seconda si tengono a braccetto al Monte dei Cappuccini di Torino, durante una successiva cerimonia con gli alti papaveri del Cai. 

Era chiaro che la pace tra loro mezzo secolo dopo l’acclamata ascensione era da considerarsi “armata”.  Lacedelli aveva appena sostenuto in un’intervista le ragioni di Walter Bonatti. E Compagnoni, che era di diverso parere e con Bonatti era ai ferri corti, non gliel’aveva perdonata. Che io ricordi, i due si guardavano in cagnesco ma al tempo stesso ci tenevano a riproporre “dal vivo” una coppia che tanto aveva fatto parlare i media. 

Non mi fu difficile costringerli a consegnarsi all’obiettivo della mia reflex a braccetto l’uno dell’altro. Forse il mio fu un atto di violenza nei loro confronti. Entrambi questi mitici alpinisti sentivano il peso di quell’immagine che non corrispondeva ai loro sentimenti. Era anzi una vera falsità. Che cosa aveva definitivamente messo in crisi i loro rapporti? Lacedelli aveva pubblicamente chiesto scusa a Walter Bonatti, acerrimo nemico di Compagnoni, confermando di avere tradito gli accordi nel posizionare il bivacco prima dell’assalto finale. 

Nel volume “K2, il prezzo della conquista”, intervista-fiume di Giovanni Cenacchi a Lacedelli pubblicata da Mondadori veniva per l’appunto contestata la relazione ufficiale del capo spedizione Ardito Desio sottosritta da Compagnoni. Gli autori ipotizzarono addirittura certi scenari italo-pakistani che avrebbero portato alla falsificazione del resoconto finale. “La bassezza dell’animo umano non è un motivo sufficiente a spiegare come stanno le cose”, si giustificò Cenacchi. 

Nel libro il cortinese accettò di condividere le colpe di Compagnoni (se di colpe si trattò) nel posizionamento della minuscola tendina in cui si stava a malapena in due. E ammise: “Bonatti era sicuramente in forma più di noi due”. Lacedelli si rammaricò a sua volta che certe “turbative” se le fosse tenute dentro per diversi anni, troppi. “Forse sono stato un ingenuo”, disse, “a non parlarne prima. Ma io sono una persona semplice, quando dopo la spedizione venivano i giornalisti a cercarmi, fuggivo, andavo a dormire nei fienili vicino a casa mia”. 

In questo clima non fu scontato al Monte dei Cappuccini convincere i due, piuttosto riluttanti, a trasferirsi all’interno della biglietteria del Museo per posare insieme lontano dagli occhi degli invitati. Achille su mio suggerimento prese sottobraccio un imbarazzato Lino. E i due sorrisero guardando in macchina e fingendo che niente di umanamente spiacevole tra di loro era mai capitato

Ritrovando quest’immagine nel mio archivio di cui ho fatto dono alla Sezione di Milano del Cai, mi torna in mente il rammarico espresso da Compagnoni in un’intervista per avere accettato di posare per quella foto. “Sul K2 ho montato sei campi insieme con il mio compagno di cordata Ubaldo Rey, abbiamo lavorato come asini”, furono le parole dell’onesto Achille. “Sono stato il primo uomo a mettere piede sulla vetta. Di che cosa dovrei chiedere scusa? Altro che andare a braccetto di Lacedelli. Sul K2 è salita l’Italia. Io ho piantato il tricolore su quella vetta, ho pianto, ho perso due dita per fare la foto, rischiato la pelle, passato cento giorni in clinica. Ho sempre detto che è stata la vittoria dei compagni, del professor Desio, della nazione”. 

Roberto Serafin

19 Giugno 2024
Condividi
RUBRICA A CURA DI:
MountCity

MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.

Scheda partner