Uno studio della Nasa conferma che nella zona dell’Everest la fusione dei ghiacciai continua anche in inverno e quest’anno a gennaio c’erano condizioni eccezionali. Al di là delle condizioni che hanno trovato gli alpinisti quest’inverno sia in Himalaya che sul K2 (le quali possono oscillare da un giorno con l’altro e da versante a versante) si pone una riflessione su come il riscaldamento globale influenzerà in futuro l’alpinismo e non solo…

Qui puoi ascoltare la puntata del podcast con anche questa notizia

Spedizioni invernali agli 8000

Non passa giorno senza che in Facebook si comunichino da fonti ufficiali le disavventure delle spedizioni invernali. Finestre di bel tempo si succedono a bufere di neve, interminabili notti chiusi in tenda  fanno seguito a “rotazioni” mancate, tentativi riservati ai soli utilizzatori di bombole d’ossigeno vengono vanificati dalla perfida montagna. Sono effetti dell’inverno, e più che mai la cosiddetta cattiva stagione sembra rappresentare uno stimolo in più per rendere attraente e meglio mediatizzabile la sfida agli ottomila, quello che Messner minimizza chiamando alpinismo da pista. D’accordo, di questi tempi il rischio zero non esiste da nessuna parte, e allora meglio rischiare lottando ad armi pari (?) con il crudo inverno piuttosto che finire in terapia intensiva. Ma siamo sicuri che l’inverno in Himalaya non sia oggi, per ragioni climatiche, piuttosto addomesticato? 

Inverni addomesticati in Himalaya

Sta di fato che mentre in diverse località delle Alpi il livello della neve raggiungeva e superava i due metri e i termometri erano inchiodati sotto lo zero, a partire dal 22 gennaio le stazioni meteorologiche del campo base all’Everest riportavano temperature massime sopra lo zero per otto giorni consecutivi. La massima laggiù si è registrata il 13 gennaio, quando la colonnina di mercurio ha raggiunto i 7 gradi

È una realtà di cui poco si parla, ma la fonte è di tutto rispetto. Lo riferisce il sito della Nasa. Nientemeno. Lo scenario all’Everest di solito si presenta in inverno ricoperto da una spessa coltre bianca. Ma non quest’anno, a quanto si apprende: incredibilmente, le immagini che restituiscono le webcam del campo base dell’Everest, così come le rilevazioni fatte dallo spazio dalla Nasa, mostrano le vette grigie e ghiacciai sempre più ridotti

“Una vasta area dei ghiacciai sta probabilmente subendo la liquefazione durante tutto l’anno“, spiega, sempre nel sito della Nasa, il glaciologo Mauri Pelto. “Negli anni passati, la maggior parte della liquefazione s’interrompeva durante l’inverno e il limite della neve non si muoveva, ma ora non è proprio così”. 

Lo conferma anche Tom Matthews, scienziato del clima della Rolex National Geographic Expedition. “Abbiamo praticamente assistito a condizioni primaverili ed estive in pieno inverno”, dice Matthews.

Locandina K2 invernale copia Spedizioni invernali agli 8000: inverni addomesticati?
La locandina della vittoriosa salita invernale dei nepalesi al K2. In apertura le immagini della Nasa che mettono a confronto gli alti passi del ghiacciaio di Rolwaling a sud di Nanpa La, a circa 50 chilometri dal Monte Everest, lo scorso autunno (con una foto scattata il 13 ottobre 2020) e questo inverno (la foto del 17 gennaio 2021 è quella di destra). Le bande dell’infrarosso sono combinate con il colore naturale per differenziare meglio le aree: l’azzurro mette in evidenza la neve, il blu l’acqua di disgelo, entrambe a contrasto con le rocce, di color marrone e grigio.

Il riscaldamento globale condiziona l’alpinismo

Uno spettacolo davvero inconsueto, oltre che sconcertante. Ma anche una situazione favorevole per le spedizioni invernali agli ottomila. Questo perlomeno si sarebbe tentati di affermare dal calduccio delle nostre case. O no? Quel “tiepido” 13 gennaio di cui si è parlato, dieci nepalesi erano impegnati nella prima scalata invernale del K2 (che pur trovandosi nel Karakorum sembra avesse condizioni favorevoli pur con temperature basse) E il 16, puntualmente, sono arrivati tutti insieme in vetta al K2, “fratello minore” dell’Everest a 8611 metri di quota. Non diciamo che fossero accaldati, ma nelle loro facce non c’erano tracce di particolari sofferenze.

L’ipotesi è che possa dipendere anche dalla favorevole situazione climatica se il K2, l’unico dei 14 Ottomila ad avere sempre respinto tutti i tentativi di scalarlo nella stagione più fredda, quest’anno si è lasciato conquistare in pieno gennaio. Del resto, i bravissimi alpinisti nepalesi arrivati in vetta non hanno fatto onestamente mistero di essere stati assistiti dalla fortuna e dal bel tempo. Meglio così. 

E’ proprio vero, per concludere, che alpinisticamente parlando l’impossibile di ieri può essere la normalità domani o forse già di oggi. Il sospetto è però che per le generazioni future possa essere il riscaldamento globale a spianare i sentieri verso le più alte vette della Terra. E di questo non c’è motivo di compiacersi. (Serafin)

4 Febbraio 2021
Condividi
RUBRICA A CURA DI:
MountCity

MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.

Scheda partner