Le abbondanti precipitazione di inizio dicembre hanno causato diversi danni soprattutto nelle alpi centroorientali.. Se nel fondovalle ha piovuto molto, in alto ha nevicato moltissimo causando anche il distacco di molte valanghe distruttive come quella che ha travolto il Rifugio Pian de Fiacconi sulla Marmolada.

Qui puoi ascoltare l’intera chiacchierata in cui Daniele ci spiega i fenomeni in atto e cosa aspettarci. L’articolo è solo un estratto.

Il novembre più caldo di sempre

A inizio dicembre c’è stato un repentino cambiamento che ha causato eccezionali precipitazioni con l’abbondante accumulo di neve che ha causato una gran quantità di valanghe dannose tra cui quella che ha distrutto il Rifugio Pian dei Fiacconi. Facciamo però prima un passo indietro per capire come è stato il mese di novembre che ha preceduto questi eventi.

Siamo reduci da un novembre con tepori eccessivi e scarsità di precipitazioni. Situazione simile a quella verificatasi nel 2015, ma in prospettiva storica molto rara, causata da insistenti anticicloni sull’Europa centrale che hanno pienamente coinvolto tutte le Alpi. Ad esempio, in alcune zone del nord-ovest tra Piemonte e Valle D’Aosta, non è caduta una goccia d’acqua. Novembre oltre che eccezionalmente secco è stato un mese anche molto mite sopratutto in montagna, più ancora che in pianura a causa delle inversioni termiche (leggi sotto per la spiegazione di inversione termica)

Ampliando lo sguardo a livello planetario il mese di novembre è stato addirittura il più caldo di sempre (da che esistono le misurazioni). Le statistiche del 2020 non sono ovviamente ancora complete (le analizzeremo a gennaio), ma le simulazioni ci dicono che quest’anno si chiuderà nelle prime tre posizioni degli anni più caldi a livello globale.

Maltempo valle del Mis nel Bellunese
Danni causati dal maltempo in Valle del Mis (foto ansa)

Il radicale cambiamento di dicembre

La situazione, per quanto riguarda il nostro versante delle Alpi, è cambiata radicalmente all’inizio di dicembre: uno di quei casi che fanno riflettere perché sembra ci sia la tendenza al passaggio anche rapido tra periodi di segno opposto. Dopo settimane o mesi caldi con scarsità di precipitazioni si passa in poco tempo a blocchi con precipitazioni esagerate.

È quello che è successo all’inizio di questo inverno meteorologico. All’inizio di dicembre le correnti si sono orientate da sud, quindi con scirocco e trasporto di aria mite, ma molto umida, dal mare verso le Alpi. Soprattutto sulle Alpi centro orientali, ma anche sull’appannino settentrionale, si sono così verificate precipitazioni esorbitanti. L’episodio del 4-6 dicembre è stato molto violento e dannoso e a colpito le zone prealpine a cavallo tra il bellunese e la Carnia dove, ad esempio, la stazione di Barcis in Valcellina, ha rilevato 786mm d’acqua in circa 60 ore. Valore tra i più importanti registrati negli ultimi decenni. Durante le alluvioni del 65 e del 66 piovve ancora di più, ma in periodi di inizio-metà autunno: in dicembre è davvero raro che ci siano episodi di questa intensità.

Le abbondanti nevicate che hanno causato le valanghe dannose come quella che ha distrutto il Rifugio Pian dei Fiacconi

Se nel fondovalle ha piovuto molto, in montagna è nevicato moltissimo. A quote di 1800-2000 metri sono cadute talora anche 2 metri di neve fresca in tutta la zona dall’Ortles, alle Alpi trentine, alla Carina e alle Alpi Giulie. Questo improvviso e abbondante innevamento non poteva non causare episodi valanghivi con danni alla viabilità, cabine elettriche e infrastrutture.

Tra questi danni dobbiamo ricordare purtroppo anche la distruzione dello storico rifugio Pian dei Fiacconi sulla Marmolada colpito da una valanga la sera del 14 dicembre. L’innevamento è arrivato tutto d’un colpo perché a novembre, come abbiamo visto, le Alpi erano praticamente spoglie di neve, e i due metri di neve fresca non ha avuto tempo di assestarsi. Questo ha causato la caduta di molte valanghe anche in zone abitualmente sicure, dove quasi mai erano cadute: la distruzione del Rifugio Pian dei Fiacconi lo testimonia (la struttura è del 1946).

Possibilità di un episodio freddo intorno a capodanno

Le previsioni a lungo termine sembrano indicare un inverno piuttosto dinamico quindi con diverse perturbazioni che potrebbero portare altre occasioni di pioggia o di neve in montagna. Non è ancora possibile addentrarsi nei dettagli, ma sembra che possa esserci la possibilità di un episodio freddo tra fine anno e inizio 2021.

Infatti le previsione di ensamble (previsioni probabilistiche: vedi approfondimento) iniziano a delineare un episodio freddo tra fine dicembre e inizio gennaio: rimane da capire quanto sarà freddo, quali zone saranno più colpite e a quali fenomeni si accompagnerà (nevicate fino in pianura oppure tempo più secco).

Notizie dai ghiacciai

Ultimi ghiacci nelle Alpi marittime
UltimiGhiacci Copertina Da secco alle valanghe dannose di dicembre. Possibile episodio freddo per capodanno.

È uscito il libro che già avevamo annunciato, Ultimi ghiacci – Clima e ghiacciai nelle alpi marittime, edito da Società Meteorologica Subalpina. Questa pubblicazione è frutto del progetto internazionale Alcotra Italia-Francia “CClimaTT” Italia Francia, dedicato allo studio dei cambiamenti climatici nei territori tra il cuneese e i parchi francesi del Mercantour e degli Ecrins. Gia nel 2019 era stata aperta una mostra al centro visite Enel di Entraque in valle Gesso che sarà aperta nei prossimi mesi a anni in modo che possa essere visitata a netto delle restrizioni Covid. Il libro ci racconta di questo territorio molto particolare in cui i ghiacciai sono destinati in breve ad estinguersi nonostante sia una delle zone più nevose d’Italia.

La linea di equilibrio dei ghiacciai

Un altro lavoro molto importante di ricerca sui ghiacciai (oltre a quello del fondamentale catasto appena uscito di cui abbiamo raccontato la volta scorsa) è lo studio di recente pubblicazione sulla linea d’equilibrio dei ghiacciai. La linea di equilibrio dei ghiacciai (ELA: Equilibrium Line Altitude) è la linea alla cui quota sui ghiacciai la fusione estiva eguaglia le nevicate invernali: oltre troviamo la neve che resiste fino alla fine dell’estate. Attualmente la linea d’equilibrio sulle Alpi oscilla tra i 3000 e i 3200 m di quota. Se non riduciamo le emissioni serra, da qui alla fine del secolo la quota dell’innevamento residuo potrà aumentare anche di 600/700 metri portandosi quindi al di sopra delle quote massime di molti massicci attualmente glacializzati.

20 anni di bilancio di massa al Grand Etrét

Ci spostiamo sul Gran Paradiso al ghiacciaio del Grand Etrét. Da 20 anni questo ghiacciaio viene monitorato dal corpo di sorveglianza del Parco Nazionale del Gran Paradiso. (Corpo di sorveglianza che è una particolarità di questo parco, in quanto normalmente l’attività di monitoraggio e sorveglianza negli altri parchi viene affidata ai carabinieri forestali.) Nel Parco del Gran Paradiso il corpo di sorveglianza si occupa anche dei ghiacciai e sul ghiacciaio del Grand Etrét viene calcolato anche il bilancio di massa (qui avevamo spiegato il bilancio di massa). La mole di dati raccolti in vent’anni di misurazioni sono confluiti in un libretto che è gratuitamente scaricabile.

Note per approfondire

Inversione termica

L’inversione termica si ha quando all’aumentare della quota, la temperatura dell’aria anziché diminuire (normalmente di circa 0,6 °C ogni 100 m) aumenta: vicino al suolo avremo strati d’aria più fredda rispetto a quelli in quota. Si parla in questi casi di inversione termica al suolo (esiste anche l’inversione termica in quota). Si tratta di una situazione che tipicamente si verifica nella stagione fredda in presenza di alta pressione. Nelle lunghe notti invernali gli strati d’aria sovrastanti il terreno si raffreddano rapidamente. L’aria fredda, più pesante di quella calda, rimane intrappolata in pianura. Si andrà inoltre a creare uno strato di nebbia che nasconderà il sole alla pianura mentre in montagna si potrà godere di belle giornate. La radiazione del sole in autunno-inverno spesso non è sufficiente a dissipare le nebbie neanche nelle ore più calde e così in assenza di venti può durare anche per giorni. Purtroppo la mancanza di rimescolamento è la situazione più favorevole anche all’accumulo di inquinanti in città.

Esattezza delle previsioni a breve-medio termine

La precisione delle previsioni dipende molto anche dal dettaglio che si vuole raggiungere. Dalla percentuale di 98% circa che si ha con la previsione a 24h si scende fino al 70% per la previsione a 5-6 giorni. Le previsioni diventano sempre più affidabili e oggi stanno effettivamente maturando dei prodotti previsionali anche con orizzonte di 15-20 giorni che però non possono dare dettagli sulla singola località o sulla singola ora. Questi modelli individuano degli scenari probabilistici (sono le cosiddette previsioni di ensemble) che permettono di dire, per fare un esempio, se tra un paio di settimane ci sarà maggiore o minore probabilità di avere un grande episodio caldo o freddo. Sono informazioni che fino a qualche anno fa era difficile da avere.

21 Dicembre 2020
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Società Meteorologica Italiana

La Società Meteorologica Italiana è la maggiore associazione nazionale per lo studio e la divulgazione di meteorologia, climatologia e glaciologia. È un’associazione scientifica senza fini di lucro e opera su tutto il territorio nazionale conservando stretto legame con la Società Meteorologica Subalpina che ne è socio fondatore nel territorio alpino occidentale, Francia e Svizzera incluse. SMI  promuove ed incoraggia lo sviluppo e la conoscenza delle scienze dell’atmosfera in Italia. Appartiene a UniMet (Unione Meteorologia Italiana) ed all’European Meteorological Society.

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