Roberto Serafin questa settimana ci parla del Mottarone. Catapultato su tutti i media a causa della tragedia del 23 maggio scorso, si meriterebbe invece di essere ricordato per ben altro e di vivere una nuova stagione di sviluppo turistico in un’ottica più attenta e consapevole.
Qui puoi ascoltare questa e le altre notizie della rassegna settimanale di Serafin
Il Mottarone incanta ancora. Nonostante tutto
La regola sia pure non scritta vorrebbe, e tu caro Luca puoi confermarlo, che in questo spazio ci si debba occupare di fatti o misfatti solo nel caso che si abbia qualcosa di nuovo o di originale da dire. Nel caso del Mottarone l’indomani della tragedia del 23 maggio che oggi registra ben undici indagati non abbiamo nemmeno avuto bisogno di porci il problema. Circolava sui media materiale più che abbondante, frutto di buono e cattivo giornalismo. E ormai siamo diventati tutti esperti di manutenzioni, cavi portanti, freni, forchettoni, teste fuse…
Però un po’ mi dispiaceva e mi dispiace che quel Mottarone che tanto m’incantò quando da ragazzo mio padre ci portava con la topolino a sciare fosse evocato solo alla luce di questa incancellabile sciagura, e che colpevolmente l’incanto fosse compromesso forse per sempre.
Ad aprire una finestra sulle meraviglie “sopravvissute” del Mottarone ha così provveduto, su sua proposta, la gentile Rosalba Franchi che da una ventina d’anni gestisce con il marito Dario Monti l’informatissimo sito “Vie storiche”. Per rievocare l’evolversi del turismo al Mottarone, Rosalba ha sfogliato un libro oggi introvabile dell’altro secolo, la guida di Luigi Boniforti “Il Lago Maggiore e i suoi dintorni” dove la montagna è nominata come Monterone, celebrata soprattutto per la vastità del panorama che si può godere dalla sua cima posta a 1492 metri di altitudine. Un panorama così superbo, si legge, da non aver nulla da invidiare al tanto celebrato Righi sul Lago dei Quattro Cantoni ancora raggiungibile (già dal 1871, figurarsi!) con un trenino a cremagliera.
Un primo grande passo per lo sviluppo del Mottarone fu la creazione di una ferrovia a cremagliera per raggiungere la vetta dal lungolago di Stresa. Fu necessario a quanto pare avviare una sottoscrizione. Nel frattempo, nel pieno fermento della Belle Epoque, si proposero progetti avveniristici e alternativi come il collegamento tra Stresa e la vetta con un servizio di palloni aerostatici. Erano un po’ pazzi i nostri nonni.
Fu necessario attendere l’11 luglio 1911, dopo oltre due anni di lavori, per assistere finalmente all’inaugurazione della ferrovia elettrica a cremagliera Stresa-Mottarone. E pensare che fu la prima in Italia con questo genere di soluzione tecnica. Il percorso partiva direttamente dall’imbarcadero di Stresa per raccogliere i turisti arrivati in battello. Tramite un’apposita diramazione si raccordava poi con la linea ferroviaria Milano-Domodossola-Sempione. Un sistema di trasporto perfettamente interconnesso che ai giorni nostri farebbe etichettare Stresa con l’abusato appellativo di “smart city”. Particolare interessante. Gli sciatori sfruttarono il trenino come skilift tra la vetta e la penultima fermata percorrendo la lunga e impegnativa “Discesa Borromea”.
Purtroppo lunedì 13 maggio 1963 il trenino giallo, diventato troppo oneroso per le finanze locali, entrò per l’ultima volta in deposito dopo oltre mezzo secolo di onorato servizio. Mentre oggi al Righi gli svizzeri non trovano niente di strano se si sale ancora con la ferrovia a cremagliera inaugurata nel 1871 e continuamente ammodernata.
Al Mottarone la vecchia stazione di vetta “Mottarone Kulm” è ancora visibile con il tetto collassato sotto il peso della neve. Che tristezza. “Ma il Mottarone”, auspica Davide Franchi esperto di turismo (e noi con lui), “rimane una montagna speciale che si merita una nuova stagione di sviluppo turistico, rivivendo i fasti del passato in un’ottica più attenta e consapevole”. Parole da sottoscrivere.
…e altre notizie
Bolzano, mobilità pubblica sostenibile
Però siamo italiani, incapaci di cogliere opportunità a lungo termine che si traducano in un turismo all’altezza dei tempi. Anche se non tutti gli italiani, per fortuna si comportano così.
Bolzano, dove l’autobus da qualche tempo va a idrogeno, è la prima città in Italia ad avere imboccato la strada della mobilità pubblica totalmente sostenibile. Segno che le Alpi non vogliono più essere la rumorosa replica di un’inquinata metropoli d’alta quota.
Legambiente: Trento città più green d’Italia
Vorrei concludere, caro Luca, con una buona notizia. L’ultimo rapporto di Legambiente incorona Trento come città più green d’Italia. Seguono Mantova, Pordenone, Bolzano e Reggio Emilia. Ti farà piacere sapere che la nostra Milano, dove l’aria adesso risulta più pulita, si distingue tra le metropoli.
Ciao, alla prossima.
Roberto Serafin
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MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.
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