Finalmente grazie all’insistenza del Comitato Civico arriva l’impegno del governo per i lavori che metterebbero in sicurezza Sondrio dall’immane frana di Spriana che minaccia da una dozzina d’anni centri abitati. Ora è necessario agire in fretta.
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In Valtellina una storia di frane
A fare i conti con le grandi frane la Valtellina si è dovuta abituare fin da quattrocento anni fa. Fu allora che Piuro nella val Bregaglia oggi in provincia di Sondrio divenne la “Pompei delle Alpi”. Era il 4 settembre 1618 quando il paese venne cancellato in poche ore da una ciclopica frana. Impossibile poi dimenticare, anche per chi ancora non ha i capelli bianchi, il monte crollato in val Pola durante l’alluvione del 1987. Nelle prime ore del 28 luglio da una montagna sulla destra idrografica poco a valle di Bormio si staccò una frana del volume di circa 30 milioni di metri cubi che occluse il corso dell’Adda creando un lago. Furono sommersi dall’accumulo di detriti gli abitati di Morignone e Sant’Antonio Morignone. Per fortuna senza perdite di vite umane perché fu ordinato con tempismo lo sgombero intuendo quello che poi si sarebbe verificato.
La frana di Spriana che minaccia Sondrio
Da una dozzina d’anni è invece con un misto di fatalismo e rassegnazione che Sondrio vive sotto la minaccia dell’immane frana di Spriana pochi chilometri a monte, all’imbocco della Valmalenco. La frana, deposito morenico degli antichi ghiacciai, giace come sospesa in un’enorme concavità rocciosa del versante occidentale del monte Foppa. Ma non avendo un piede che la sostenga è soggetta a un lento continuo scivolamento che accelera o rallenta soprattutto in funzione delle condizioni meteo climatiche.
Se quel pezzo di montagna venisse giù sarebbe una catastrofe tipo Vajont. D’accordo, è sempre rimasta sotto controllo la frana, perfettamente monitorata dall’Arpa, ente della Regione Lombardia. Ma basterebbe poco per provocare il distacco con conseguente ostruzione del torrente Mallero. Gli effetti sono facilmente immaginabili.
Che continui a muoversi la frana non è una novità. A rischio, oltre che vite umane, sono borghi e abitati di pregio architettonico-rurale e identitario storico. Ma ora finalmente, come ha confermato a MountCity Stefano Angelinis, giovane consigliere comunale e coordinatore del Comitato Sicurezza e Informazione per la Frana di Spriana, risulta che il Governo abbia deciso di intervenire nonostante i tanti guai in cui si dibatte contribuendo a una definitiva messa in sicurezza dei centri abitati minacciati, Sondrio compresa.
Sì al completamento del bypass di Spriana
Il merito della svolta è in gran parte del grido d’allarme lanciato a Roma dal citato Comitato civico. “L’impegno per il reperimento dei 30 milioni di euro che servono al completamento dei lavori del bypass di Spriana”, spiega Angelinis, “sono il risultato di un’instancabile azione svolta in questi ultimi tempi allo scopo soprattutto di fare chiarezza su una materia che di giorno in giorno andava sempre più aggrovigliandosi”.
La visita di pubblici amministratori e parlamentari sabato 14 novembre al cantiere del bypass di Spriana per far defluire le acque del Mallero nel deprecabile caso che la montagna franasse, è servita a rimettere in moto le procedure amministrative. E ora c’è la certezza che i lavori possano arrivare alla loro naturale conclusione. Agli occhi dei visitatori quel giorno è apparso il tunnel che si ritiene inadeguato. Da tempo è colpevolmente invaso dalle erbacce, i binari dei decauville sono arrugginiti e in parte divelti, le reti di recinzione sfondate, cumuli di materiali edili abbandonati qua e là. Uno spettacolo da dimenticare.
L’impegno di intervenire presso il Governo per definire i tempi, le modalità e gli oneri degli interventi è stato ufficialmente assunto in occasione di quel sopralluogo. Se ne sono fatti portavoce i parlamentari Mauro Del Barba e Raffaella Paita, presidente quest’ultima della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati. E la risposta positiva del ministro De Micheli non si è fatta attendere.
Soddisfazione, ma ora bisogna agire più in della frana di Spriana
“Oggi”, dice con giustificata soddisfazione Angelinis, “chiarezza è stata fatta e bisogna agire in fretta anche per definire le procedure da seguire qualora da un momento all’altro la montagna si scatenasse. Io stesso mi sono fatto carico di un’interrogazione alla fine del 2018 perché venisse aggiornato il Piano comunale di protezione civile. Ora anche su queste procedure, dalle quali può dipendere la vita di molta gente, si comincia finalmente a vedere chiaro”.
Soddisfazione ha manifestato per concludere Giuseppe “Popi” Miotti, scrittore, storico e gloria dell’alpinismo valtellinese che del Comitato civico fa parte. “Dal Vajont fino al Ponte Morandi passando per Rigopiano abbiamo avuto fin troppi esempi di negligenza e superficialità”, spiega Miotti. “Spero che la ripresa dei lavori sul by-pass della frana di Spriana diventi un segno seppur piccolo che le cose stanno mutando”. (Serafin)
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