Chi non ha mai provato a fotografare le stelle? Per ottenere risultati che diano ragione a tanta meraviglia bisogna saper come fare e quali strumenti usare.
Qui puoi ascoltare la puntata del podcast con le spiegazioni di Mirko Sotgiu
Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che possono esistere solo quando siamo giovani, caro lettore. Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso, che a guardarlo veniva da chiedersi: è mai possibile che vi sia sotto questo cielo gente collerica e capricciosa?
(Fëdor Dostoevskij, Notti bianche)
Complice è stata la cometa Neowise, che ha attraversato i nostri cieli qualche settimana fa, per riempire la casella di posta di TrekkingFotografici di mille domande su come osservare e fotografare di notte.
Ho deciso di scrivere un piccolo vademecum per principianti sulla fotografia notturna, poche nozioni, utili per provare almeno una sera a scoprire cosa un sensore di una macchina fotografica può riprodurre dal buio.
“Nox” da latino o “Nyx” dal greco, “Nac” in sanscrito, una parola che ha delle assonanze simili in diverse lingue antiche, che vuol significare “Tempo in cui non esiste la luce”
Se le lingue antiche indicano un periodo di tempo in cui la luce non esiste, questo in realtà non è vero. La notte è il momento in cui la terra è illuminata dalle sole stelle o dalla Luna. Non esiste momento in cui la Terra non venga irradiata da una fonte di luce. Semplicemente il cielo ci appare buio perché, anche se sono miliardi, le stelle, sono così lontane da non illuminare a sufficienza la volta sopra di noi per farci percepire un’ombra o vedere come di giorno. (L’intensità luminosa diminuisce con il quadrato della distanza, quindi se la distanza è anni luce potete immaginare quanto fioca è la luce che perviene sulla Terra).
Complice l’assenza del Sole, noi possiamo ammirare miliardi di stelle sopra la nostra testa, che in un certo modo, possono “illuminare” il sensore della nostra macchina fotografica.
Il tempo di posa lungo, può registrare molte stelle, ecco che appare la magia, fotografie dove la Via Lattea e altri oggetti del cielo, invisibili ad occhio nudo, diventano osservabili.
Ma come fare a fotografare le stelle?
Prima di tutto serve un cielo sereno, privo di foschia e senza Luna.
Chi come noi frequenta i rifugi alpini o gira in tenda, avrà sicuramente notato, come in montagna, il cielo sia limpido e il suo fondo molto scuro.
Bisogna andare lontano dalle città, purtroppo l’inquinamento luminoso, non permette più di osservare molte stelle, la Via Lattea, le comete, dalle pianure e dai luoghi densamente abitati. Questo tipo di inquinamento, sconosciuto ai più, è una piaga che crea problemi alla fauna notturna, oltre che agli astronomi e astrofili. Pensate poi che tutta la luce dispersa verso l’alto è tutta energia elettrica sprecata. Purtroppo ad oggi manca una sensibilità verso il problema, anche se qualche amministrazione audace qualcosa ha fatto negli ultimi 20 anni.
Per evitare le fonti di luce artificiali, occorre salire in alto in luoghi schermati dalle montagne, lontano dalle città. In Italia sono pochi i luoghi che offrano cieli dove si possa sperimentare il vero buio come nel deserto. Tipicamente troviamo i luoghi migliori in Sardegna, in Appennino (specie al Sud) e qualche luogo dell’estremo Nord-Ovest e Nord-Est delle Alpi.
Che macchina fotografica serve per una fotografia notturna?
Non provate a fotografare le stelle, a mano libera e nemmeno con il cellulare, non otterrete nulla.
Per fotografare il cielo notturno è consigliata una macchina fotografica reflex con una lente molto luminosa.
Per esempio una configurazione tipo è una fotocamera full-frame con un ottica 24mm f2.8 o al più f/4 montata su treppiede con uno scatto remoto o ritardato.
Il treppiede è d’obbligo perché per registrare la fievole luce delle stelle occorrono tempi di posa dell’ordine delle decine di secondi. E’ impossibile rimanere immobili tutto quel tempo!
La modalità RAW è necessaria per poi poter intervenire nel miglior modo in post-produzione (qui si apre un capitolo lunghissimo e complesso). La prima volta si può provare anche in modalità JPEG.
Obbiettivo: Citavo il 24mm, ma si possono usare lenti dal 14mm al 50mm purché più luminose di f/4
ISO/Sensibilità: Iniziate da 1600 iso per poi provare anche 3200 o 6400 (nei modelli più recenti). Ricordatevi che aumentando gli iso aumenterà anche il rumore digitale, quindi bisogna trovare un compromesso.
Ma le mie foto risultano mosse. Le stelle sono tutte delle righe non dei punti.
Questo succede perché mentre scattiamo una fotografia la Terra ruota intorno al suo asse. Il moto apparente delle stelle apparirà come una striscia più o meno lunga in base al tempo impostato e la lunghezza focale della lente.
Esiste una piccola regola, molto empirica, per calcolare il tempo di posa massimo per ottenere stelle puntiformi: T=500/lunghezza focale. Quindi per esempio se utilizzo un 20mm otterrò 25 secondi di posa massima. Per sicurezza non andrò oltre i 20 secondi di posa.
La messa a fuoco, parlando di milioni di anni luce di distanza ovviamente è da impostare su infinito. Non provate ad utilizzare la messa a fuoco automatica. Anche fotocamere da diverse migliaia di euro non sono in grado di mettere a fuoco di notte in automatico.
Pianificazione e scatto per riuscire a fotografare le stelle
Qualche giorno prima controllate le condizioni meteorologiche come indicato ad inizio articolo, scaricate gratuitamente il software Stellarium che si trova liberamente in rete; questo programma vi permetterà in pochi passi sia di verificare la presenza o meno della Luna, sia di conoscere l’esatta posizione di pianeti e costellazioni.
Recatevi nella zona scelta fra le ore 23 e le ore 4 per avere il più buio possibile, posizionate la fotocamera sul cavalletto e puntate il cielo, cercando di inquadrare parte del paesaggio circostante per rendere lo scatto più interessante. Se volete footgrafare la Via Lattea la trovate quasi sempre a sud.
Aprite il diaframma il più possibile (f/2.8 – 4) per catturare maggior luce ed avere le stelle belle luminose, alzate gli iso (con le entry level non andate oltre gli 800/1000), e controllate di rientrare nei tempi della formula (utile scattare in priorità dei tempi).
L’autofocus molto probabilmente non riuscirà a mettere a fuoco, quindi impostate il fuoco su manuale e regolatelo poco prima dell’infinito e, se il vostro obiettivo dispone di stabilizzatore, disattivatelo.
Mediamente in una serata senza luna con f/2.8 iso 1000 e circa 25″ avrete un ottimo scatto; per scatti oltre i 30″ è necessario l’acquisto di un telecomando.
Per essere tranquilli di aver messo a fuoco correttamente controllate le foto sul display zoommando… le prime volte non sarà immediato trovare il giusto punto di fuoco.
Se il cielo al vostro arrivo è nuvolo approfittatene per prendere la luce frontale (o anche la torcia dello smartphone) e create giochi di luce con scatti di 10/30 secondi… in questo modo non buttate via la serata, vi divertite e avrete qualche scatto simpatico.
Rientrati a casa è fondamentale post-produrre i vostri scatti per far risaltare le stelle e per questo che consiglio di scattare in RAW; durante i miei workshop dedico sempre del tempo all’utilizzo di software come Adobe Lightroom 5 così da ottenere la foto “definitiva”
Tutti questi consigli sono di carattere generale e sono indicati principalmente se si vuole fotografare un cielo stellato; la formula è buona, ma approssimativa perchè può variare leggermente in base alla dimensione del sensore della fotocamera. (Foto e articolo di Mirko Sotgiu)
Per chi vuolesse approfondire e farsi guidare passo passo nella foto di un magnifico cielo stellato il 19 settembre Mirko organizza: DAL TRAMONTO ALL’ALBA SOTTO IL MONVISO – WORKSHOP DI FOTOGRAFIA NOTTURNA. Il Pian del Re in Valle Po è un posto perfetto per provare!
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Buongiorno ho letto con interesse l articolo da voi pubblicato per fotografare i cieli notturni.Io possiedo una Nikon 3200 e uso a seconda dei casi il suo normale 18-55 oppure il 18-105.
Faccio come dire voi, asa 1600, Raw, priorità dei tempi, massima apertura focale, disinserito l autofocus automatico e uso di un telecomando.
Una sola domanda, perché dite di disinserire il VR, lo stabilizzatore? Cosa comporta lasciarlo inserito?
Grazie per la vostra risposta.
Buongiorno Alfredo, sono Mirko l’autore dell’articolo. Lo stabilizzatore serve per evitare il mosso o micromosso se si utilizza la fotocamera a mano libera (entro ovviamente un certo limite di tempo di posa).
Nel caso di macchina fotografica su treppiede questa funzione diventa inutile, in quanto la macchina è ben solida al terreno. Inoltre la piccola vibrazione dello specchio o della tendina potrebbe invece attivare erroneamente lo stabilizzatore producendo così l’esatto contrario di ciò che si vuole con ottenere con un treppiede, ovvero un micromosso.
Spero di essere stato esaustivo
Mirko