Mirko Sotgiu ci lancia un’altra sfida, e non a chi scatta più velocemente: ci invita anzi, a prendere tutto il tempo necessario e a… disegnare. Scopriamo come portarci nello zaino anche matita e carta possa aiutarci a fotografare meglio.
Qui puoi ascoltare il podcast in cui Mirko ci spiega tutto
“Disegnare fa bene alla fotografia” . Con questa frase, che può sembrare un pensiero nostalgico di quando i pittori, con l’avvento della fotografia, si preoccuparono del loro lavoro di ritrattisti, voglio esprimere un percorso mentale nato qualche anno fa, forse arrivato al punto di maturazione dal punto di vista fotografico e artistico, quindi sempre più esigente in fatto di composizione e luce.
“Voi premete il bottone e noi facciamo tutto il resto”, così citava Eastman Kodak con l’avvento della prima macchina fotografica veloce da adoperare e pratica per tutti. Ma è proprio vero? Non è che la parte più difficile è ciò che viene prima di premere il bottone piuttosto che tutta la parte tecnica di scatto e sviluppo (post-produzione)?
Credo che se si desidera andare a fondo, sia come professionisti che come hobbisti nel mondo della fotografia occorra, oltre apprendere le tecniche compositive e metodiche, cercare di andare oltre il mero gesto, talvolta, fine a se stesso, di premere il bottone, affidarsi alla tecnologia e i suoi fantastici effetti, e scappare nuovamente verso una nuova meta e soggetto da immortalare.
Quindi perché parlo di disegno? Perché il disegno, a mio parere, offre una possibilità che molti fotografi hanno perso, ovvero il saper aspettare e osservare.
Parlando nello specifico di paesaggio, quello di montagna, l’osservazione è la fase più importante di tutto il processo creativo e prima di questa lo studio e la conoscenza del territorio e ciò che a esso è legato ne fa parte integrante.
L’arte del disegno, impone un maggiore uso delle nostre capacità cognitive e motorie rispetto alla fotografia. Per disegnare occorre per esempio coordinare il movimento delle mani con ciò che il nostro cervello elabora dopo aver osservato.
Studi di psicologia, indicano che disegnare stimola molto le funzioni cognitive, aiuta a calmare ansia e stress (la tecnologia fa spesso l’esatto contrario), oltre a renderci più felici.
Ma come può aiutarci il disegno in fotografia?
Può sembrare una violenza, specie per chi frequenta le montagne, spesso alle prese con una meta da raggiungere, dire ad una persona di fermarsi e disegnare. Il disegno ci obbliga a sostare, fermarci per un tempo maggiore a quello a cui siamo abituati per scattare una fotografia. Viene da sé che se si permane a lungo in un punto cominceremo ad osservare ciò che abbiamo attorno con più attenzione, focalizzandoci anche sui dettagli.
Mettersi a disegnare ci impegna ad osservare volumi, linee, ombre, luci con maggiore attenzione, comprendendo come questi elementi possano cambiare durante il giorno.
Ecco che, questa maggiore attenzione necessaria, può fare diventare il disegno un’attività complementare alla fotografia. Il disegno, non è un’istantanea, mentre disegniamo il tempo scorre, al contrario, in fotografia si cattura un attimo. Concentrarsi a disegnare un paesaggio ci aiuta a meditare ed entrare in una dimensione estemporanea, garantendoci maggiore capacità di riflessione, analisi e ci porta via dalla frenesia iconica a cui la fotografia ci ha abituati.
Non preoccupatevi se non avete mai provato a disegnare. Non saper disegnare o credere di non sapere, non è una valida scusa per non provarci.
Sono testimone di un esperimento recente ben riuscito: Prendere un gruppo di fotografi, appassionati di montagna e portarli in Dolomiti, con macchina fotografica, matita e taccuino. Nonostante una prima avversione nel prendere in mano la matita, dopo qualche sforzo nel convincerli, anche chi era mano dotato nel disegno ha cominciato a disegnare, montagne, creste, chiari e scuri. Lo facevamo da bambini quindi perché abbandonare questa piacevole e rilassante attività?
Disegnando osserviamo con attenzione e profondità, abbiamo il tempo di decidere cosa è a fuoco e cosa no, attendere quali elementi debbano andare i ombra o meno. Il disegno per male che sia eseguito allena il nostro cervello a osservare e successivamente visualizzare ciò che ci interessa. In pratica la visualizzazione è un gradino intermedio prima della realizzazione. Quando si dice “questo non riesco a disegnarlo” in realtà non è un problema motorio, ma di capacità di visualizzare ciò che vogliamo disegnare con la nostra mano.
Il disegno ci aiuta a diventare sempre più bravi ad intercettare gli elementi, isolarli e rappresentarli. Una capacità che poi si rivela utile quando prendiamo una macchina fotografica, scegliamo il soggetto, lo inquadriamo e analizziamo la luce prima di eseguire la fotografia.
Eseguire una fotografia è questione di pochi secondi, inquadrare è un gesto, visualizzare ciò che verrà fissato in quell’instantanea è una sapiente capacità di osservazione.
Se non ve la sentite di provare da soli, potete farlo in gruppo, magari con me e Cesare Martinato. Ogni anno organizziamo diversi tour intitolati “Intra i sass” proprio per aiutarvi a osservare, visualizzare, disegna e infine fotografare. (Foto e testo di Mirko Sotgiu)
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