Il clima estivo si è praticamente “mangiato” già metà autunno il quale ora sembra avviarsi ad una normalizzazione anche se dobbiamo sperare arrivino quelle belle nevicate tardo-autunnali che tanto farebbero bene ai ghiaccia che sono davvero sofferenti. Ci ha spiegato tutto Daniele Cat Berro della Società Meteorologica Italiana

Ascolta la puntata del podcast con Daniele Cat Berro

Un’estate che non voleva finire

Quest’estate è finita davvero faticosamente! Raramente si è vista un’estate tanto lunga e ostinata: ancora in ottobre abbiamo avuto un’ondata di caldo degna delle settimane centrali della stagione calda. Fa impressione la quantità di record di caldo stabiliti nel mese di ottobre, talvolta anche in serie di 100-150 anni. Soprattutto durante l’episodio caldo dell’8-9 ottobre si sono toccate punte di 31-32, talora 34 gradi in pianura e collina al nord Italia. Sono valori completamente fuori scala perchè i record storici precedenti sono stati superati anche di 2-3 gradi!

Questo ha fatto seguito ad un’estate già particolarmente calda, per quanto meno estrema di quella del 2022. A livello nazionale è stata l’ottava più calda mai osservata. Un contributo importante l ha dato senz’altro l’epocale ondata di calore che ha interessato il sud e la Sardegna verso la fine di luglio con punte di 47-48 gradi. Ma anche il nord ha avuto a più riprese caldo molto intenso.

Anche in settembre, per convenzione inizio dell’autunno meteorologico, abbiamo avuto temperature particolarmente anomale: è stato il settembre più caldo nell’insieme d’Italia dopo i casi del 1987 e del 2011 in una serie nazionale cominciata nel 1800. Nell’insieme d’Europa e del mondo è stato invece il settembre più caldo.

20231008 caldo record1 Estate infinita, autunno con poca neve (per ora): un massacro per i ghiacciai
La carta delle anomalie di temperatura al livello di 850 hPa (circa 1600 m) sull’Europa, ore 12 UTC dell’8 ottobre 2023 (le 14 ora legale italiana) mostra con i colori rosso-rosa la grande estensione delle zone soggette a valori da 6 a 14 °C sopra la media del trentennio 1981-2020 (modello GFS, fonte TropicalTidbits via Nimbus).

Eventi eccezionali e preoccupanti

Il 2023 è ormai quasi certo che sarà l’anno più caldo mai registrato a scala globale. Sono davvero molti i punti di estrema preoccupazione pur considerando l’aiuto di El Niño che si è sviluppato negli ultimi mesi nel Pacifico tropicale. El Niño é un evento di riscaldamento periodico che avviene nel Pacifico che influenza la temperatura a livello globale. Questo forzante a breve termine (nell’ordine dell’anno-anno e mezzo) si sovrappone al riscaldamento globale a lungo termine dovuto all’attività umana.

Da 3-4 mesi a livello globale le temperature stanno superando in maniera eclatante i record precedenti e la banchisa antartica non è mai stata così ristretta.

Tra gli altri eventi eccezionali di quest’estate abbiamo avuto gli enormi incendi in Canada con la più ampia superficie forestale mai bruciata in tutto il territorio canadese. Si sono sviluppate delle nubi di fumo enormi che, trasportate dai venti occidentali dominanti, hanno attraversato anche l’oceano atlantico fino a giungere sulle Alpi. Almeno in un paio di occasioni fra fine estate e inizio autunno queste nubi di polveri emesse in atmosfera si sono notate sulle Alpi quando in alta quota si poteva osservare una strana foschia. Questo ci ricorda ancora una volta come l’atmosfera non ha confini.

20230914 Ciardoney 4 Estate infinita, autunno con poca neve (per ora): un massacro per i ghiacciai
Il Colle Ciardoney, alla sommità del ghiacciaio, durante i rilievi del 14 settembre: al perdurare delle condizioni climatiche attuali potrebbe liberarsi completamente dal ghiaccio in meno di 5-10 anni. (foto nimbus.it)
In apertura: Veduta d’insieme del ghiacciaio Ciardoney al mattino del 14 settembre 2023, spoglio di neve sia residua, sia recente. In primo piano la fronte, arretrata di 9 metri rispetto al precedente controllo del 20 settembre 2022.

Lo stato dei ghiacciai

Quest’anno ci si è trovato nell’anomala situazione che la fusione (per quanto ridotta per via della minore radiazione solare di ottobre) è proseguita anche dopo il tradizionale momento intorno alla metà di settembre in cui si svolgono le misurazioni per calcolare i bilanci di massa. Tant’è che in alcuni casi si è tornati a rifare le misure successivamente: alcuni centimetri di spessore di ghiaccio li abbiamo persi tra metà settembre e fine ottobre. Anche perchè queste ondate di caldo sono arrivate su ghiacciai ancora completamente senza neve dopo l’estate già caldissima.

É stata un’estate di nuovo rovinosa per i ghiacciai. Non ai livelli del 2022, ma poco ci è mancato. Grazie al fatto che a maggio 2023 aveva nevicato molto rimpinguando le riserve nivali ad alta quota si è posticipato fin verso la prima o la seconda settimana luglio l’inizio della fusione del ghiaccio. Il bilancio a fine stagioni è comunque stato negato e in alcuni casi il secondo peggiore dopo quello del 2022.

Impressionante il dato già fornito dai glaciologi svizzeri. Sul territorio svizzero si è perso in volume il 4% di ghiaccio. Sommato al dato del 2022 che registrava una perdita del 6% significa che in due anni la Svizzera ha perso praticamente un decimo di tutto il suo ghiaccio.

Sul Ciardonay abbiamo perso in media circa 2,5 metri di spessore e un valore simile lo abbiamo avuto anche sul ghiacciaio del Grand Etret monitorato dal corpo di sorveglianza del Parco del Gran Paradiso, (tra cui anche Raffaella Miravalle che noi Fatti di Montagna conosciamo bene attraverso Fatti di una Guardaparco!)

Anche nel resto delle Alpi abbiamo avuto perdite variabili dai 2 ai 4 metri a quote di 3000 m: insieme ai dati 2022 possiamo dire che per i ghiacciai gli ultimi due anni sono stati un vero e proprio massacro.

Per ora mancano le nevicate autunnali

Vedremo ora come andrà l’inverno. Al momento sono mancate le grandi nevicate in alta quota che di solito già in ottobre iniziano a ricoprire i ghiacciai. Un po’ di neve è arrivata con la perturbazione del 20 ottobre, però queste precipitazioni, soprattutto nelle alpi centrali, sono avvenute in forma di pioggia inizialmente anche a 3200-3300 metri. Significa che i ghiacciai anziché prendere neve prendevano acqua. E in piccola parte anche la pioggia contribuisce alla fusione del ghiaccio.

Le nevicate tardo autunnali, con quelle poi di metà primavera, sarebbero le più importanti per i ghiacciai, perché è lì che si verificano gli accumuli di neve più importanti. In genere nei mesi di gennaio-febbraio invece gran parte delle Alpi vede il minimo annuale di precipitazioni.


Alcuni appuntamenti e occasioni di formaione che Daniele ci ha segnalato nel podcast

  • Torna anche quest’anno al Forte di Bard ClimaLab e MeteoLab rispettivamente il 10 e l’11 novembre. Il tema quest’anno è “Bosco e clima”. Tema molto interessate per il ruolo che boschi e foreste hanno nel sistema climatico. Come al solito ci saranno interventi di molti esperti di climatologia e quest’anno in particolare di scienze forestali. Ci si può ancora iscrivere (partecipazione gratuita, ma iscrizione obbligatoria)

25 Ottobre 2023
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Società Meteorologica Italiana

La Società Meteorologica Italiana è la maggiore associazione nazionale per lo studio e la divulgazione di meteorologia, climatologia e glaciologia. È un’associazione scientifica senza fini di lucro e opera su tutto il territorio nazionale conservando stretto legame con la Società Meteorologica Subalpina che ne è socio fondatore nel territorio alpino occidentale, Francia e Svizzera incluse. SMI  promuove ed incoraggia lo sviluppo e la conoscenza delle scienze dell’atmosfera in Italia. Appartiene a UniMet (Unione Meteorologia Italiana) ed all’European Meteorological Society.

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