Quote volte avremmo voluto lasciare il cane libero di correre, ma non ci siamo fidati? Come facciamo ad assicurarci che tornerà da noi al nostro richiamo? Quando invece dobbiamo o è meglio legare il cane? Anna Randazzese come al solito ci spiega tutto!
Ascolta qui la puntata del podcast con i suggerimenti di Anna
Il cane scappa?
Io sono una vera sostenitrice del cane libero. Penso che per un cane siano poche le gioie maggiori di potere correre libero in zone ampie come distese erbose, pendii e boschi, quindi ritengo sia qualcosa che non si possa negare in assoluto.
Se si ha una buona relazione con il proprio cane, non è nemmeno necessario “lavorare sul richiamo”, perché il cane non avrà particolare interesse ad allontanarsi da noi.
Tuttavia, ci sono cani più portati a comportamenti “centrifughi” ovvero quelli che li portano ad allontanarsi perché interessati ad altre cose del mondo che non sono in quel frangente vicine a noi. Queste inclinazioni derivano in buona parte da motivazioni innate, date dalla genetica quindi e in parte (una piccola parte a dire il vero) da apprendimento di esperienze vissute.
Prima di addentrarci di più sul tema però ci tengo a sottolineare una cosa importante: il cane non “scappa”; io non ho mai visto né sentito di cani che scappano dal proprietario, senza meta. Se mai, quando un cane si allontana, va a fare delle cose: va a caccia, segue odori, va a raggiungere cani in lontananza… ma non scappa per la pura esigenza di allontanarsi dall’umano. Questo già dovrebbe un po’ cambiare la prospettiva: il cane è interessato ad altre cose in quel momento, non lo fa perché sta male con noi o, men che meno, per farci un dispetto. Non scappano dai proprietari nemmeno cani maltrattati, figuriamoci i nostri!
Ma veniamo alle situazioni che più ci interessano, quelle in montagna.
Il cane in montagna e il suo istinto
In montagna tipicamente abbiamo una ricca fauna selvatica, che già dovrebbe accenderci una lampadina in fatto di “cane in libertà”. Il cane è per definizione un predatore, un cacciatore, quindi andare in un contesto in cui ci sono tantissime tracce olfattive, è davvero una cosa bellissima, da un lato, perché lui sarà felicissimo di passeggiare in un contesto simile e non sul marciapiede cittadino! Dall’altro lato, dobbiamo tenere ben presente che cosa questo significhi per lui: i cani sono mediamente attratti da odori selvatici e da qualunque cosa si muova, infatti nel loro DNA è scritto “insegui qualcosa che si muove e odora forte, prendilo e mangialo se vuoi sopravvivere”.
Ora, è chiaro che il cane non è solo puro istinto, anche se qualcuno ancora definisce la differenza tra animali e umani per il fatto che gli (altri) animali sono puro istinto mentre l’uomo ragiona; il cane sa contenersi e sa ragionare, sa scegliere quale sia la cosa migliore (per sé, in quel momento) da fare. Che poi scelga che in quel momento preferisce andare dietro a una lepre, è proprio quello il punto! Come anticipato, i cani da seguita, quindi tipicamente i segugi, sono quelli con un più forte istinto a seguire le tracce odorose degli animali selvatici, finendo così per allontanarsi, sordi a qualunque richiamo.
Oltre alla razza però, va considerato il soggetto: ci sono cani di razze per definizione “collaborativa” come i cani da pastore da conduzione del gregge, o i retriever, che dovrebbero essere più portati a rimanere vicino e rispondere più prontamente al richiamo, ma questo non è sempre vero. Inoltre, più un cane “va a caccia” e trova soddisfazione in questa attività riuscendo a finalizzare (prendendo quindi una preda), più la sua motivazione diverrà alta, portandolo a ritentarci sempre di più. È importante quindi sia scegliere un cane adatto se siamo persone che amano frequentare zone montane, sia, se abbiamo un cane con questa attitudine, lavorare per ridimensionare la motivazione predatoria.
Il richiamo e quando legare il cane
Un aspetto da non tralasciare è conoscere il regolamento del posto in cui ci troviamo: molti parchi italiani impongono di tenere il cane legato, non importa quanto bravo sia, per evitare di mettere in pericolo la fauna selvatica, ma anche il cane stesso.
Per il richiamo vero e proprio esistono tantissimi accorgimenti per renderlo più efficace: dall’uso della voce, del nostro corpo, alla modalità per rinforzare questo comportamento.
Una cosa è sicura: l’errore peggiore da fare è riprendere il cane quando torna o quando lo riacciuffiamo dopo che si è fatto attendere: ricordate che premi e punizioni devono avvenire sempre nell’istante immediatamente successivo all’azione che il cane compie; quindi, se puniamo il cane che, dopo minuti di attesa, è tornato, di fatto nella sua testa non solo lo stiamo punendo perché è tornato, ma anche lo confondiamo, perché penserà “ma come? A volte quando arrivo sei contento e a volte no?”. Quindi, premesso che capisco la preoccupazione che possa destare l’allontanamento del cane, anche fuori vista, per diverso tempo, è importantissimo che il cane sappia che tornare da noi è sempre una festa, anche perché altrimenti, la prossima volta che sta facendo una cosa per lui super interessante (seguendo un odore, giocando con un cane, inseguendo una lepre), quando sente che lo chiamiamo penserà che forse, dato che il rischio è una strigliata, tanto vale continuare a fare quella cosa bellissima.
Ogni cane poi è un individuo a sé, quindi tutto il “lavoro” va misurato e fatto ad hoc sul singolo soggetto: alcuni cani non hanno bisogno di alcun esercizio perché non si allontanano affatto; altri hanno un’anima più intraprendente e necessitano maggiore esercizio.
Esistono però alcuni casi in cui effettivamente è da prediligere lasciare il cane in lunghina (che è nell’elenco delle cose che non devono mancare nelle nostre escursioni) per non doverlo aspettare ore o dovere pagare salate multe perché il nostro cane ha aggredito un selvatico (al di là dell’aspetto etico in cui non entro qui). Certamente, in base al nostro cane, dovremo accettare che alcuni, se stanno correndo via e li chiamiamo, si girano immediatamente, che altri hanno più i loro tempi e magari non sono così soldatini e che altri torneranno “quando avranno finito” (teniamo presente la cosa anche quando scegliamo che razza vogliamo per noi!).
Abituare il cane al… luna park
Detto ciò, partiamo da questo presupposto: il cane non nasce con il guinzaglio attaccato, quindi per lui è un enorme limite essere obbligato a restare nel raggio di qualche metro da noi che non sentiamo gli odori che sente lui e che ci limitiamo noiosamente a restare sul sentiero perché siamo più comodi. Quindi, se una volta all’anno lo liberiamo in un bosco, penso sia comprensibile che il cane si senta come un bambino al luna park, esaltato e eccitato da cotanta bellezza e volonteroso di esplorare un mondo così interessante (che noi non capiamo!). Come dico spesso, se provassimo a portare i nostri bambini al luna park tutti i giorni, probabilmente dopo 10 giorni inizierebbero a essere meno eccitati, non correrebbero come matti da una giostra all’altra senza stancarsi e con la “fregola” di fare tutto senza guardarci mai.
Compreso questo, è chiaro che: più un cane è abituato fin da cucciolo a fare anche passeggiate da libero, spesso, meno sentirà l’esigenza di “godersi quella volta come fosse l’unica nella vita”.
Prima si comincia quindi, meglio è: io faccio liberare anche cuccioli di 2 mesi, in contesti tranquilli; quasi sempre il cucciolo non ha nemmeno bisogno di essere richiamato perché nella sua modalità di esplorazione “a stella” si allontanerà qualche metro poi tornerà a prendere sicurezza, per poi riallontanarsi in un’altra direzione e così via.
Il GPS per cani
Nei casi più difficili, oltre a un intenso e costante lavoro ed esercizio, può tornare utile il GPS. E’ una piccola scatoletta che si attacca al collare o alla pettorina, che tramite il cellulare ci indica la posizione del cane. Tuttavia, questo può non essere sempre preciso e dipendere anche molto da quanta copertura di rete c’è (e sappiamo che in montagna spesso è carente). Esistono dei modelli anche molto costosi che lavorano via satellite, che sono sicuramente più performanti, ma una cosa è da tenere presente: sapremo meglio dove andare a cercare il cane, non lo farà tornare prima!
Cosa fare quando il cane si è allontanato
Qualora il cane si allontanasse, se si è soli è buona norma rimanere nella zona da cui è partito, così che quando torna ci ritrova; se invece si è in un gruppo uno può rimanere lì e gli altri possono spostarsi; seguirlo comunque non è una buona strategia, perché il cane sarà ancora più motivato ad andare in quella direzione sapendo che noi lo seguiamo. Quanto starà via e quanto si allontanerà dipende tutto dall’individuo e da quanto è forte lo stimolo ad allontanarsi. Se passasse molto tempo e non c’è la possibilità di rimanere fermi ad aspettarlo, una cosa utile può essere lasciare un oggetto in zona e tornare poi a vedere se il cane è tornato sul posto.
3 cose da fare per un efficace richiamo del cane
In conclusione, quello che noi possiamo fare è:
- scegliere un cane che abbia caratteristiche idonee a questo genere di attività (se di razza evitando razze selezionate per la seguita, se incrocio valutando da che razze deriva);
- appena il cane è con noi creare una relazione basata sulla fiducia e sul soddisfacimento dei propri bisogni e sulla “centripetazione” (quindi sull’insegnargli a stare vicino);
- se necessario lavorare su un richiamo efficace.
Anna Randazzese
Se vi sono rimasti dubbi o curiosità da chiedere ad Anna scrivete pure qui sotto, se invece pensate di aver bisogno una consulenza contattatela.
RUBRICA A CURA DI:
Aseizampe, fondata da Anna Randazzese nel 2012, si occupa di educazione cinofila a 360°.
Anna è da sempre un’appassionata di montagna, che frequenta fin da quando era piccola in tutte le stagioni, in particolare nelle sue amate Dolomiti. Da quando si occupa a livello professionale di cinofilia, ha approfondito l’unione dei due mondi, cani e montagna, facendo esperienze anche variegate che ha piacere di condividere per aiutare tanti binomi a godere di queste gioie.
Scheda partner
Buonasera cara Sig Anna le chiedo come posso liberare il mio Cagnolotto senza che io abbia il terrore di farlo. Anche se poi lo lascio libero dove so che è al sicuro…ma ho sempre paura che scappi o si allontani troppo e possa essere in pericolo…anche se nn è mai successo fino ad ora. Questa paura mi è nata dopo che Vasco ha compiuto 12 mesi…perché tende ad andare verso altri ca ni e se lo chiamo subito nn ubbidisce. In realtà nn è mai scappato anzi ci aspetta…ma ultimamente da libero si allontana abbastanza correndo e anche se gli dici vieni lo fa quando vuole lui. Quindi si vive sempre nell ansia. Molto brutto anche perché vorremmo tanto dargli una vita felice! Grazie di cuore del suo tempo dedicatomi! Saluti…Sara ìsolini
Buongiorno Sara,
non è possibile dare un consiglio su una questione così specifica, avrei bisogno di conoscere voi e il cane per darvi le indicazioni più centrate. In generale per lavorare sul richiamo si comincia con zone in sicurezza (recintate), ma grandi, per poi passare a zone aperte ma senza pericoli e possibilmente poche distrazioni (selvaggina e altri cani) per poi arrivare a contesti più “difficili”, fermo restando che io sconsiglio SEMPRE di lasciare il cane senza guinzaglio in contesti urbani o semi-urbani (vicino alle strade insomma). Sarebbe anche importante valutare, prima di lavorare con Vasco, come si comporta con gli altri cani e che grado di predatorio ha, per capire se il fatto che non torni immediatamente sia in effetti un problema perché si mette nei pasticci o può fare danni.
In generale tenga presente che i cani non “scappano” nel senso di volersi deliberatamente allontanare da noi, più che altro “vanno a fare delle cose” che sia seguire una traccia olfattiva, inseguire un animale o raggiungere un altro cane. Questo sembra inutile da dirsi, ma è fondamentale per gli umani capire il perché di certi comportamenti, perché lasciare il cane libero pensando che magari potrebbe volutamente “scappare via da noi” capisco sia fonte di ansia. Non so dove viva lei, ma potrebbe essere utile intraprendere un piccolo percorso di educazione per lei e Vasco con un professionista, che sappia fare le cose con gradualità per garantire la sicurezza di Vasco e aiutare lei a sapere se e quanto può fidarsi. Saluti
Noi abbiamo adottato un srtter dal canile, ha nove mesi e sta con noi solo da 2sett. Sembra molto calma e sta sempre vicino a noi ma ci chiedevamo quale sarà il momento per poterla liberare e come lavorare sul richiamo? Grazie per le informazioni 🙏
Buonasera Veronica, le indicazioni rispetto a tempi e modi per impostare la libertà sono del tutto soggettivi e vanno calibrati rispetto al cane e all’umano che è con lui. La libertà dovrebbe essere un diritto garantito a tutti, con i dovuti modi e nei luoghi adatti perché i rischi ci sono. Non sono in grado di darvi dei consigli “al buio” cioè senza conoscere voi e il vostro cane. In ogni caso le cose andrebbero fatte con gradualità, soprattutto se il cane è già quasi adulto ed è con voi da poco come dite. Vi suggerirei di cercare un educatore conofilo competente vicino alla vostra zona e farvi guidare, a volte bastano davvero pochissimi incontri, ma le cose vanno fatte per bene!