In “Meravigle d’Italia – la penisola dei tesori” Alberto Angela ha mostrato le bellezze del gran Paradiso dal colle del Nivolet. Forse qualche eccesso come il termine “incontaminato”, ma che è da mettere in relazione al tipo di media e al target di pubblico. Tutto sommato una buona occasione per il Parco e la montagna per presentarsi.

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Non ti sarai perso caro Luca la prima puntata di Meraviglie d’Italia – la penisola dei tesori”, un programma presentato da Alberto Angela in onda su Raiuno il 28 dicembre. A mio avviso ne valeva la pena e, permettimi di dirlo, non soltanto a mio avviso. Vorrà dire qualcosa che il programma era in prima serata, che riguardava anche le meraviglie del Gran Paradiso e che 3.415.000 sono stati gli spettatori.

Nel viaggio attraverso la “penisola dei tesori” Angela ha percorso il Colle del Nivolet, cuore del Parco tra Valsavarenche e Valle Orco, tra torbiere e laghi sui quali si rispecchia l’imponente cima del Gran Paradiso. E ci ha invitato a soffermarci nella solitudine del Nivolet dove tuttavia d’estate salgono dalla città folle accaldate. E dove era di casa Angela senior, quel Piero Angela sommo rappresentante del giornalismo d’inchiesta oggi così poco praticato, alpinista e socio  del Club Alpino Italiano fin da ragazzo, quando partiva da Torino dove è nato nel 1928 per le sue amate montagne, Gran Paradiso compreso.

Quelli erano tempi in cui non era uno sproposito parlare di montagne incontaminate. Oggi invece forse era meglio evitarlo quel termine “incontaminato”, soprattutto a proposito del Nivolet. 

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Personalmente, per ciò che può interessare, non sarei però così severo con Alberto Angela. “Incontaminato” detto da lui significa “non macchiato da colpe”. Si riferisce se ho ben capito a un luogo che ha conservato intatta la grazia divina, che non è stato profanato (lo desumo dal Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana). E quali colpe può avere il Gran Paradiso anche se palese risulta il danno provocato dall’implacabile global warming di cui l’uomo è responsabile e che si sta divorando i ghiacciai? Mi risulta che tu sia d’accordo: il termine se dobbiamo intenderlo in senso stretto allora non esiste, non sicuramente sulle Alpi abitate dall’uomo da millenni. 

Non altrettanto incontaminate, per fare un esempio, mi sembrano le montagne della Lombardia dove i contributi a fondo perduto per gli impianti di sci sono saliti a dodici milioni e l’eliski rappresenta una profanazione inestirpabile. 

Ai soloni che criticano Angela debbo aggiungere che non piace il tono da imbonitore del conduttore. E vabbe’, non è il solo a voler trasmettere un entusiasmo contagioso. Si pensi al bravo e accattivante Massimiliano Ossini approdato in questi giorni a Rai 2 con la trasmissione “Kalipé” sulle meraviglie del pianeta dopo essere stato a lungo divulgatore-imbonitore di “Linea Bianca”.

Si certo, la regia di “Meraviglie d’Italia” con i droni ci ha giocato fin troppo e qualche eccesso da Alice nel paese delle meraviglie si doveva togliere nel montaggio. Ma il programma, come ha comunicato la direzione del Parco, si rivolge a un pubblico nazionalpopolare e generalista. Il che, detto tra noi, non giustifica un eccesso di spettacolarizzazione che va a scapito della poesia dei luoghi. 

“Considerate le immagini spettacolari, i numeri degli ascolti, oltre alle migliaia di visualizzazioni e commenti sui canali social di Alberto Angela”, si legge in un comunicato, “tutto il Parco, grazie all’investimento della Regione Valle d’Aosta, ha goduto di una promozione enorme, a costo zero”.

Un bel risultato, non c’è dubbio. Concordo con te: non ci si può lamentare che di montagna non se ne parli sui media generalisti e quando lo si fa lamentarsi che viene fatto in maniera troppo divulgativa. D’altronde certa comunicazione, per fare certi numeri ha delle regole, se no non funziona. E ben venga qualche critica. Ma per favore evitiamo la retorica “indignata” di certi implacabili puristi che si esaltano solo quando sentono parlare di certe montagne sacre fingendo di ignorare che tutte le montagne dovrebbero essere tali. 

Roberto Serafin

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