La sempre più diffusa pratica di coprire i ghiacciai con teli di plastica per salvarli dal loro destino di estinzione per Camanni è in realtà un rito funebre, per il glaciologo Baccolo così diventano artificiali. Ha senso dal punto di vista ambientale?

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Ghiacciai morenti e ghiacciai artificiali

Un ripiego o una vittoria della tecnologia? Non so te, caro Luca, ma non è la prima volta che io sento parlare di ghiacciai artificiali. Mi riferisco ai ghiacciai che sopravvivono sepolti sotto quel telo di poliestere che Enrico Camanni paragona alla Sindone. “Tutti sanno”, spiega Camanni, “che quella stesura è una cerimonia funebre, eppure viene spacciata come un successo, o perfino un atto di pietà”. Esatto, pietà. Ti ricorderai delle esequie celebrate l’anno scorso in gramaglie per la fine di alcuni ghiacciai svizzeri… 

Ma non mi sembra cattiva l’idea di etichettare come artificiali quei ghiacciai il cui comportamento è direttamente influenzato dagli interventi dell’uomo al fine di migliorare la loro condizione e allungarne l’esistenza. Una definizione sicuramente meno funerea della visione di Camanni. Prendo dunque per buona la spiegazione del glaciologo Giovanni Baccolo che trovo sul blog di glaciologia dell’European Geoscience Union: un ghiacciaio viene definito artificiale se, in considerazione del suo contesto geografico e climatico, dovrebbe essere già scomparso o drasticamente ridotto ma sopravvive grazie agli sforzi di conservazione artificiale

È evidente che le prospettive cambiano se si considerano quei teli di poliestere una naturale garanzia di sopravvivenza, un passaggio obbligato dallo stato naturale a quello artificiale. “La maggior parte delle classificazioni sviluppate per distinguere i ghiacciai”, spiega il glaciologo Baccolo, “dimentica di menzionare i ghiacciai artificiali”. 

Copertura con gatto copia Salvare i ghiacciai morenti? Chiamiamoli ghiacciai artificiali
Operazioni di copertura di un ghiacciaio

Come si ottiene un ghiacciaio artificiale?

Ma come si ottiene un ghiacciaio artificiale? La vita di un ghiacciaio dipende fondamentalmente da due processi: l’accumulo di neve in inverno e l’ablazione – la perdita di neve e ghiaccio durante la stagione calda. (ndr: vedi qui la definizione di “bilancio di massa”). In un ghiacciaio sano e stabile, questi due processi sono in equilibrio. Tuttavia, quando prevale l’accumulo, un ghiacciaio si espande (cosa che oggi diventa sempre più rara), mentre se domina l’ablazione, un ghiacciaio inizia a ritirarsi. 

Limitare la perdita di neve o ghiaccio durante l’estate è sicuramente l’opzione più semplice. La soluzione come è arcinoto è quella di coprire i ghiacciai con teli per proteggerli dalla luce e dal calore. Peraltro, quando il ghiaccio si liquefa, si scurisce aumentando la quantità di energia solare assorbita e accelerando lo scioglimento. È stato stimato che l’applicazione di teli sui ghiacciai riduce la liquefazione di circa il 60%

Le pratiche di copertura dei ghiacciai sono probabilmente le più diffuse nelle Alpi. Solo per citarne alcuni: il Presena, il ghiacciaio del Rodano, il ghiacciaio del Diavolezza, il ghiacciaio del Gurschen, il ghiacciaio del Corvatsch

Il ghiacciaio del Morteratsch in Svzzera è invece l’unico ghiacciaio in cui aumentare l’accumulo di neve è stato proposto come esperimento di geoingegneria. L’idea è quella di aumentare artificialmente le nevicate nel bacino di accumulo attraverso un intenso programma di innevamento artificiale. Con quali risultati ancora non è possibile sapere. In una mia visita recente il Morteratsch mi è  sembrato ancora più magro e macilento del solito.

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Rimozione dei teli dal ghiacciaio Presena a settembre 2020. (Credit Giovanni Baccolo)

Copertura dei ghiacciai: una pratica senza senso

La creazione di un ghiacciaio artificiale ha tuttavia evidenti impatti ambientali negativi.  La stesura dei teli mediante gatti battipista inquina significativamente il ghiacciaio stesso e richiede una notevole quantità di risorse non rinnovabili

“Come glaciologo”, spiega ancora Baccolo, “trovo che cercare di salvare alcuni ghiacciai producendo ulteriori emissioni e inquinamento sia una pratica senza senso da un punto di vista ambientale”. 

Dirai che in questo modo si conferma la necessità di quella bella quanto forte immagine di Camanni: i teli non possono essere una soluzione così come la Sindone di per se non garantisce la sopravvivenza, e noi non possiamo deresponsabilizzarci nascondendo le responsabilità del riscaldamento atmosferico sotto un tappeto… Tu stesso mi suggerisci se non sbaglio, andando oltre la questione specifica, che senza un cambio di stile di vita non possiamo che aspettarci delle solenni fregature. È vero, non facciamoci incantare da soluzioni che valgono quanto o poco più di un cerotto.

Statemi bene.

Roberto Serafin

9 Settembre 2021
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