Talvolta un periodo di inattività dovuto a motivi di salute ci induce a riaprire il libro dei ricordi. E questo è quanto è capitato a Roberto Serafin curatore di questa rubrica che dal suo bazar ha tratto per distrarsi il racconto della sua prima ascensione. Il “nostro” Rob sta già decisamente meglio e oltre ad averci scritto questa sua pagina di ricordi invita anche voi a fare lo stesso se vi va: “raccontate anche voi le prime esperienze in montagna, aiutateci a mettere insieme un significativo racconto corale!”
Intanto godiamoci questo pezzo di Serafin. Leggetelo perchè è squisito e ci rituffa in un’epoca che sembra ormai lontana anni luce.
Le cime che ho “fatto”
In anticipo sul previsto come lo è quest’anno la Pasqua, dopo un periodo di indispensabili terapie riprendo a strimpellare fatti e misfatti (in attesa di tornare anche la microfono) recuperando dal mio bazar il racconto della mia prima vetta salita…conquistata. Un’impresa per me incancellabile
Quante cime ho raggiunto? Non lo so con esattezza, ho provato a contarle e dovrebbero essere 25, anzi 26 se si considera il Monte Stella, la montagnetta di Milano che ho visto nascere con le macerie dei bombardamenti scaricate dai Dodge in livrea mimetica degli alleati. Posso dire di averle desiderate tutte queste cime. L’averle salite, per quanto facili e talvolta addomesticate, mi ha sempre riempito di soddisfazione. Non sono un alpinista, non lo sono mai stato ma mi permetto di usare il frasario degli alpinisti. Quelle montagne le ho “fatte”. Ha ragione Massimo Mila nei suoi fondamentali “Scritti di montagna” nell’usare questo termine.“Le montagne che non abbiamo ancora salito”, scrive Mila, “sono qualcosa di esterno a noi, materia grezza, non ancora illuminata dalla luce dello spirito”, ma quelle che abbiamo ‘fatto’ sono diventate parte di noi stessi, condividono la nostra natura umana, non sono più materia ma spirito”.
Zuchin, Zucon, Zuchett
Ma si chiamavano davvero così quelle tre gobbe erbose che attiravano la mia attenzione di adolescente a Serina nella Bergamasca? Il particolare non mi è chiaro, ma sono state quelle tre gobbe erbose le prime montagne che si sono fatte desiderare. In quel dopoguerra ero in villeggiatura lassù. L’autobus saliva rantolando con le valigie sul tetto partendo da Fonte Bracca dove si arrivava con il treno della val Brembana che poi proseguiva verso San Pellegrino. Subito un orrido immetteva in un paesaggio alpino. Mi piaceva, dalle finestre del rustico appartamento che i miei avevano affittato all’ingresso del paese, ascoltare il clacson del pullman annunciarsi con un curioso strombazzare.
Talvolta arrivavo a Serina dopo avere viaggiato da Milano sul sellino della Taurus di mio padre sopravvissuta ai bombardamenti. Mio padre l’aveva fatta rimettere a nuovo con tutte le sue cromature. Una meraviglia. Unico inconveniente: i tubi di scappamento roventi mi provocavano spiacevoli ustioni ai polpacci e papà si ingegnò di fasciarli con materiale isolante per evitarmi questo supplizio.
Quando lo aspettavamo la sera ed era in arrivo da Milano capivamo dal suono emesso dallo scappamento che si trattava della sua favolosa Taurus.
Per diversi giorni ho insistito perché tutti salissimo sul Zuchin o sul Zucon (non ricordo) con il pic nic nello zaino. Finalmente venni accontentato. Di lassù lo sguardo spaziava sulla valle Brembana, un altro mondo per me. Il borgo di Dossena appariva a un tiro di schioppo ma chissà perché era come se all’altra faccia della terra e fosse abitato da fantasmi.
Mi sarebbe piaciuto scendere a visitare quel misterioso paesotto ma poi sarebbe stata dura tornare indietro la sera a Serina. Di Dossena non mi sono rimasti altri ricordi ma il Zuchin, il Zucon e il Zuchett è come se li avessi ancora davanti agli occhi.
Roberto Serafin
RUBRICA A CURA DI:
MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.
Scheda partner