Fenomeni estremi come piogge violente e concentrate o ondate di calore record sono sempre più frequenti. Fino ad inizio agosto ad esempio le regioni alpine sono rimaste bersaglio di numerosi e violenti temporali: perché? Quanto è da attribuire al cambiamento climatico? Questa settimana inoltre, a confermare le responsabilità dell’azione antropica è uscito il report dell’IPCC.

Ascolta la puntata del podcast (registrata il 10 agosto) in cui Daniele Cat Berro ci racconta e spiega i temporali, i fenomeni estremi, perché si verificano più frequentemente e dell’importanza del report IPCC

Perché ci sono stati tanti temporali violenti al nord fino ad inizio agosto?

Quest’estate, tra la fine di giugno e la prima parte di agosto, sulle regioni alpine abbiamo avuto temporali in grande quantità e spesso molto violenti. Durante questo periodo ci siamo trovati quasi costantemente tra due figure meteorologiche bloccate, ovvero stazionanti per lunghi periodi sulle medesime zone. Da un lato gli anticicloni caldi nord-africani che hanno arroventato le regioni del centro-sud Italia. Dall’altro le depressioni atlantiche più fresche che hanno determinato un’estate grigia e decisamente piovosa a nord delle Alpi sopratutto nelle zone attorno alla Manica. Trovandoci in mezzo a queste due figure sotto frequenti correnti da sud-ovest, umide e instabili, i contrasti termici tra le due masse d’aria hanno determinato lo sviluppo di temporali anche molto violenti.

In particolare, proprio per la provenienza delle correnti da sud-ovest che tendono ovviamente ad impattare maggiormente sulle Prealpi lombarde, venete e friulane, in queste zone si sono verificati i fenomeni più importanti. La zona intorno a Como e Lecco ha vissuto nubifragi a ripetizione ricevendo, in alcune località anche 500 mm d’acqua in una trentina di giorni che per il periodo è molto raro.

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Cernobbio (CO) colpita da violente piogge a fine luglio (fonte foto pagina FB Comune di Cernobbio)

Ora fase di caldo record

Ora siamo in una fase in cui il nuovo anticiclone africano sta facendo segnare episodi di caldo record nelle regioni meridionali. Come l’episodio eccezionale dell’11 agosto che ha visto salire la temperatura massima a ben 48,8 °Calla stazione meteorologica SIAS di Siracusa – Contrada Monasteri. (Qui l’analisi di Daniele Cat Berro su questa ondata di caldo)

Questi fenomeni estremi sono attribuibili al cambiamento climatico?

Parlando del singolo “fenomeno estremo“, è sempre difficile, soprattutto nel caso delle precipitazioni, attribuire la responsabilità univoca ai cambiamenti climatici. Responsabilità che ormai è comunque riconosciuta a livello generale, sia in linea teorica dai modelli di simulazione, sia tramite le osservazioni: ci sono sempre più evidenze di un aumento di frequenza e intensità delle piogge concentrate e intense.

Queso avviene perchè in un mondo più caldo dal mare evapora più acqua, l’atmosfera più calda può contenere una maggiore quantità di vapore che diventa acqua disponibile per tradursi in precipitazioni e c’è più energia. L’energia termica è, con il vapore acqueo, uno degli ingredienti fondamentali per lo sviluppo di fenomeni atmosferici intensi.

Come detto in merito al singolo episodio non possiamo attribuire la colpa con certezza al riscaldamento globale, purché sappiamo perfettamente che anche in passato fenomeni di questo tipo capitavano. Possiamo dire però che oggi il riscaldamento dell’atmosfera causato dalle attività antropiche aggiunge qualcosa che rende questi fenomeni più intensi, oltre che più frequenti.

In occasione di episodi particolarmente gravi come, ad esempio, l’alluvione in Germania o l’incredibile ondata di caldo che ha colpito il nord-ovest americano a fine giugno-inizio luglio, ci sono apposite commissioni che si occupano di capire quanta parte di questi fenomeni può essere dovuta ai cambiamenti climatici.

Nel caso delle ondate di calore record è solitamente più facile anche prendendo in considerazione il singolo episodio, pur rimanendo ancor più significative le sequenze, attribuire una causa diretta al cambiamento climatico.

Con le precipitazioni è più complesso, ma con opportune modellizzazioni e confronti storici si può mettere in relazione il singolo episodio con la statistica di lungo periodo. (Nel podcast Daniele Cat Berro ci spiega bene, con esempi, questo passaggio)

cambiamento climatico IPCC

Cosa dice il report dell’IPCC sul cambiamento climatico

Questi concetti sono anche (purtroppo) confermati dal sesto report di valutazione sui cambiamenti climatici dell’IPCC, diramato lunedì 9 agosto (l’ultimo era del 2013).

L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) delle Nazioni Unite è un gruppo intergovernativo di esperti che valuta e raccoglie tutta la letteratura scientifica internazionale sul tema dei cambiamenti climatici e periodicamente ne propone una valutazione complessiva facendo, in sostanza, il punto sullo stato attuale delle conoscenze.

Il report riconferma e rafforza quello che già si sapeva dai report precedenti, affinando ulteriormente il dettaglio delle conoscenze. A questo link sono riassunti da Daniele Cat Berro i punti salienti del report che ci ha in parte raccontato e spiegato nel podcast (che vale la pena ascoltare per capire meglio l’importanza dei contenuti di questo documento).

Particolarità del report è l’utilizzo di una terminologia (ovviamente) scientifically correct che definisce per gradi di probabilità i diversi fenomeni che va a descrivere. Ad esempio dice che è “very likely“, cioè molto probabile, che l’attuale deglaciazione, la riduzione della banchisa artica, lo scongelamento del permafrost, la fusione superficiale della calotta della Groenlandia, la fusione anticipata della neve in primavera, siano determinate dall’influenza umana sull’atmosfera.

S002047711 13 001 1 Fenomeni estremi (temporali violenti e ondate di calore) e cosa dice il report IPCC
Fonte foto: Sulle tracce dei ghiacciai

Appuntamenti

A proposito di fusione di ghiacciai ecco alcune occasioni di approfondimento e conoscenza da non perdere:

  • L’adieu des Glaciers, al forte di Bard (AO): si tratta di una rassegna quadriennale iniziata nel 2020, dedicata ai 4000 della Valle D’Aosta, che dopo aver affrontato il Monte Rosa, quest’anno si concentra sul Cervino. Si tratta di un mostra perso più fotografica, con esposizione di affascinanti foto anche d’epoca, che racconta la ricerca scientifica su questa montagna simbolo. C’è tempo fino al 17 ottobre 2021.
  • Ghiacciai, Museo dell’industria e del lavoro di Cedegolo (BS): si parla di ghiacciai da diversi punti di vista, da quello scientifico a quello storico, fino all’importanza che i ghiacciai hanno avuto nella storia della civilizzazione umana e dell’immaginario popolare. Fino al 24 ottobre 2021.
  • Sulle tracce dei ghiacciai. In questi giorni ha preso il via la nuova spedizione dell’Associazione Macromicro del fotografo Fabiano Ventura. Dopo averle percorse nella spedizione 2020 sul lato Italiano, quest’anno percorrerà le Alpi sul versante francese, svizzero, austriaco e sloveno ripetendo, nelle medesime posizioni famosi scatti del passato. Questo darà luogo, come nelle altre campagne del progetto, a dei confronti visivi molto eloquenti che evidenzieranno la deglaciazione dell’ultimo secolo. Seguendo sito e social si avrà modo di rimanere aggiornati sulle varie modalità di condivisione con il pubblico che verranno organizzate.

12 Agosto 2021
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Società Meteorologica Italiana

La Società Meteorologica Italiana è la maggiore associazione nazionale per lo studio e la divulgazione di meteorologia, climatologia e glaciologia. È un’associazione scientifica senza fini di lucro e opera su tutto il territorio nazionale conservando stretto legame con la Società Meteorologica Subalpina che ne è socio fondatore nel territorio alpino occidentale, Francia e Svizzera incluse. SMI  promuove ed incoraggia lo sviluppo e la conoscenza delle scienze dell’atmosfera in Italia. Appartiene a UniMet (Unione Meteorologia Italiana) ed all’European Meteorological Society.

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