Con i Fatti in breve di questa settimana Serafin ci parla del Gipeto che ha nidificato in valle Maira dove meno ci si poteva aspettare, di alpinismo da 8000 con il quasi record di Kristin Harlia e dell’alpinismo esplorativo di Manoni e Ghiringhelli su vicine montagne (ma per certi versi lontane dal mondo).
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Gipeto nidifica fra i tiri della Taurinense

È proprio vero che gli strumenti di morte prevalgono sempre sulla vita. Ma di questo aspetto non poteva essere consapevole il gipeto che in alta val Maira ha nidificato accanto a un poligono di tiro dove si esercita la Brigata Taurinense “con armi a tiro diretto e indiretto”. Comprensibile lo sconcerto dei dirigenti delle Aree Protette delle Alpi Marittime. La nascita del rapace rappresenta un evento molto atteso in Provincia di Cuneo perché preceduto da diversi tentativi di riproduzione non andati a buon fine. Un forte disturbo provocato dalle esplosioni potrebbe portare all’abbandono del sito, ma le Forze Armate garantiscono che non è possibile programmare le esercitazioni in altro sito. E assicurano, almeno quello, che l’impatto sarà il più possibile contenuto.
Interrotta la scalata (ai record) di Kristin

Exploit senza precedenti a quota ottomila della norvegese Kristin Harila, 37 anni: ha scalato l’Everest e il Lhotse in sole otto ore, completando così sei vette di Ottomila metri in meno di un mese. Kristin stava riuscendo anche nell’impresa di salire le quattordici vette del mondo sopra gli ottomila metri nel minor tempo possibile arrivando a mettere in crisi il record di Nirmal Purja che nel 2019 si era confermato l’alpinista più veloce con 14 cime in 7 mesi. A Kristin di mesi ne sarebbero bastati sei. Peccato che lo Stato cinese le abbia negato il permesso di arrampicare le ultime due montagne che mancavano alla sua lista. Un vera crudeltà.
Alpinismo? Purché esplorativo

In tempi di cambiamenti climatici, quando le “alte montagne” soffrono e richiedono tempi e visioni nuove, le “piccole montagne” offrono agli alpinisti di oggi inediti terreni di avventura. Un ritorno all’alpinismo esplorativo di stampo ottocentesco definisce Paolo Crosa Lenz nel suo mensile intitolato “Lepontica” la scalata di Fabrizio Manoni e Felice Ghiringhelli al Torrione di Bettola, un’ardita guglia lungo la catena dei Corni di Nibbio in Val d’Ossola. La via (dislivello 300 metri con passi di V – VI spesso improteggibili) presenta difficoltà tradizionali ma su montagne quanto mai vicine e al contempo lontane dal mondo. Il Torrione non è alto, solo 1600 m, ma impervio e difficilmente raggiungibile dal fondovalle ossolano.
Roberto Serafin
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