In Italia, in vista dei campionati del mondo e delle Olimpiadi a Cortina non c’è molta attenzione politica e mediatica verso i temi ambientali, mentre, in questi stessi giorni, in Francia si inizia a ragionare seriamente su alternative più sostenibili dello sci. La terza notizia selezionata sembra una favola di Natale, invece è vera: due ragazzi con gli sci salvano una pecorella smarrita.

Come è allegra Cortina. O no?

Due pesi e due misure. Il Venerdì di Repubblica dedica il 20 dicembre la copertina a Cortina d’Ampezzo in vista di quello che definisce “un doppio, fortunatissimo appuntamento”, i Mondiali di sci del 2021 e le Olimpiadi del 2026. Undici associazioni ambientaliste firmano invece un documento da presentare alla direzione dell’Unesco a Parigi dove si denunciano le devastanti trasformazioni dell’ambiente naturale d’alta quota proprio a Cortina in vista dei mondiali e delle Olimpiadi. E proprio tra le meravigliose Tofane che dominano la perla delle Dolomiti, modificando in modo irreversibile a colpi di esplosivo la morfologia delle pareti e delle rocce. 

Tutto ciò nel più assoluto silenzio della Fondazione Dolomiti UNESCO. E, guarda caso, di tutto ciò non c’è traccia nel reportage del Venerdì. Ma è un po’ di tempo, come osserva Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness, che il mondo politico mostra insofferenza verso la tutela ambientale e il paesaggio. Quanto ai media generalisti l’indifferenza per l’argomento può dirsi totale. “Come è allegra Cortina”, scopre con sollievo il giornalista di Repubblica, “se c’è una cosa sicura, è il buon gusto dei ricchi nello scegliere dove passare le vacanze”. 

Ma importa qualcosa ai giornaloni del destino dei Monti Pallidi invasi da quad, moto, eliski, concerti live in alta quota, con laghetti alpini trasformati in succursali della riviera adriatica e nuovi impianti che spuntano dovunque come funghi? Il fatto è che se qualcuno osa farlo notare, come è avvenuto a Ca’ Foscari dove è stato presentato il citato cahier de doleances, il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco fa spallucce e parla di polemiche strumentali. Ambientalisti? Scio’, lasciateci lavorare.

Invece dello sci

Tutti insieme appassionatamente per cercare alternative allo sci? Al di là delle Alpi gli attivisti di Mountain Wilderness Francia si dichiarano disponibili a lavorare con i team delle aree sciistiche francesi per ridurre l’impatto sull’ambiente naturale. “Le aree sciistiche”, si legge in un comunicato di MW Francia, “possono innovare e diventare attori coinvolti nella trasformazione verso un modello più ecologico, pilotando i loro investimenti verso la mobilità dolce, la gestione sostenibile delle risorse idriche, l’ottimizzazione energetica degli edifici o la conservazione degli spazi naturali”. Una dichiarazione d’intenti che in Italia sarebbe per ora inconcepibile. Di vincoli imposti dalle soprintendenze gli imprenditori e i pubblici amministratori non vogliono nemmeno sentir parlare. Anzi, si progettano e si realizzano impianti come se il clima fosse quello di un secolo fa. Un esempio di scarsa  o nulla preveggenza? Nel 2018 a Passo Rolle un’azienda propose fuori dal coro un’area alternativa allo sci. Il principio di fondo era semplice: togliere, ovvero smantellare impianti vecchi, utilizzati poco, male e che non rendono per creare un’area a vocazione outdoor alternativa allo sci alpino. Gli ambientalisti erano d’accordo, gli impiantisti trentini invece si coalizzarono e bocciarono il progetto. Ora il buon esempio viene dagli aderenti all’associazione Domaines Skiables de France (DSF) che prendono atto dell’innegabile cambiamento del clima sulle montagne e si mobilitano per innovare le vacanze invernali. Gli stati generali sono fissati per il mese di aprile alla fiera Mountain Planet di Grénoble. Non c’è tempo da perdere. Se la temperatura salirà di un altro grado sarebbero a rischio 120.000 posti di lavoro nei villaggi di montagna.

Le pecora salvata dagli sci alpinisti

“E’ una piccola storia che credo valga la pena essere segnalata e divulgata”. Con queste parole Gloria, gentile lettrice di mountcity.it, segnala un episodio che ha avuto per teatro Macugnaga (Vb). Ne ha riferito Cristina Pastore sulla Stampa del 18 dicembre. Due giovani della borgata walser, Giulia Napoletano e Albis Betta, ricevono la segnalazione di una pecora dispersa dopo essersi allontana dal gregge. Salgono con la motoslitta verso il rifugio Zamboni-Zappa a 2070 metri, e proseguono con sci e ciaspole verso ghiacciaio del Belvedere. Sotto una roccia trovano la pecora fuggiasca ormai allo stremo. Per il salvataggio non c’è alternativa. Giulia e Albis, esperti sci alpinisti, se la caricano a turno sulle spalle e scendono in sci verso la calda stalla già in paese. Una piccola storia che scalda i cuori in questi giorni di convulsioni prenatalizie.

23 Dicembre 2019
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MountCity

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