Si può guardare ai deleteri effetti dell’overtourism senza sfoderare “intransigenti tiritere”? L’ironia può aiutare e un maestro in questo è sicuramente Bruno Bozzetto con il suo Signor Rossi che diventa “abominevole sciatore” facendoci sorridere delle nevrosi della società dei consumi. Quella società dei consumi che ha inventato il turismo di massa e con esso l’overtourism.

Sig. Rossi sciatore745 Gli abominevoli sciatori di Bozzetto: guardare con ironia alle nevrosi della società dei consumi

Si può guardare con ironia al turismo di massa?

Ammettiamolo. A parole, quando c’è di mezzo la montagna, siamo tutti pronti a sfoderare intransigenti tiritere, sempre le stesse: la montagna è bella, bisogna rispettarla, non va contaminata in alcun modo, se la roviniamo è la fine. E ancora: le macchine andrebbero bloccate a fondovalle come suggeriva Mario Rigoni Stern, e soprattutto aboliamo le funivie che rovinano il paesaggio e obbligano i gestori a preparare piste con quintali di neve fasulla. 

Altro che khomeinismo “verde”, siamo arrivati al suo opposto: fuoristrada parcheggiati ovunque, vandalismo gratuito. Una montagna così la eviti accuratamente. Ma come si è visto a Roccaraso la montagna può esercitare una forte attrazione in chi non la conosce ed è alla ricerca di quello svago che in pieno inverno le spiagge non possono offrire. Piange il cuore nell’esprimere severi giudizi sulle immagini diffuse sui social a proposito dell’affollamento di Roccaraso. I genitori erano visibilmente tornati ragazzi e si erano vestiti alla buona con tute termiche da bancarella. Felici e contenti si gettavano scivolando in discesa strusciandosi sui sassi che affioravano. I ragazzini scoprivano la neve, ma era una neve sporca e bagnata. Che colpa ne avevano se i genitori non potevano concedersi un week end “griffato”? Erano forse quelle le nevosi cittadine di chi “usa” in modo sbagliato la montagna? E quale sarebbe il modo giusto? 

Cover abominevoli Gli abominevoli sciatori di Bozzetto: guardare con ironia alle nevrosi della società dei consumi

Il Signor Rossi di Bozzetto

L’overtourism, lo si è ripetuto fino alla noia, non è un male che nasce oggi. Mezzo secolo fa quel poveraccio del Signor Rossi dei cortometraggi animati di Bruno Bozzetto faceva sbellicare dal ridere quando tentava di trasformarsi in sciatore trascinandosi dietro le citate nevrosi cittadine. Emulo milanese di Walt Disney, grande appassionato di sci, Bozzetto individuò alcuni stereotipi in un librino intitolato “Viva gli abominevoli sciatori”, mettendo in luce forme di nevrosi tipiche della società dei consumi che era un nucleo della poetica bozzettiana.

Le mirabolanti avventure del Signor Rossi sciatore avevano inizio all’alba quando era costretto a mettersi in coda allo skilift, in una lunga fila di persone in attesa. E questa non era che la prima di una serie di contrarietà subite dal piccoletto durante le “vacanze” sulla neve. Un improvvido salto eseguito dal trampolino lo faceva letteralmente volare dentro la sua camera d’albergo, attraverso la finestra. Il film terminava con il Signor Rossi che se ne tornava a casa dopo aver dato fuoco a tutta la sua attrezzatura sciistica. 

Bozzetto Serafin Campanil Basso Gli abominevoli sciatori di Bozzetto: guardare con ironia alle nevrosi della società dei consumi
Roberto Serafin e Bruno Bozzetto (a dx) scherzosamente “tentano di tenere in piedi il Campanil Basso mentre tutte le Dolomiti sembrano vacillare” (ph R. Serafin)

Quando eravamo noi “Il Signor Rossi”

S’intende che il termine ”abominevole” veniva usato dal bravo Bozzetto in forma ironica. Avrebbe potuto usare “detestabile” o ”spregevole”. Ma anche lo yeti, uomo delle nevi, veniva all’epoca definito ”abominevole” e il tono di Bozzetto era più complice che spregiativo. In effetti eravamo in parecchi noi “abominevoli” quando a Milano ci affollavamo la domenica di buon’ora alla maniera del Signor Rossi per salire su uno dei tanti pullman che, con la città immersa nel buio, correvano strombazzando verso le piste dopo aver affastellato sul tetto i nostri amatissimi sci. 

A bordo dei pullman il riscaldamento latitava, ma se con noi c’era la nostra ragazza, era lei a riscaldarci nella penombra. E viceversa, naturalmente. Una volta arrivati a destinazione, dai tascapane uscivano stuzzicanti panini con la cotoletta preparati dalla mamma. E qualche volta, arrivati sul posto, la piste nemmeno le vedevamo. 

Tutto questo lo racconta Bozzetto nei suoi cortometraggi. Ma senza mai farsi fustigatore. E sempre con quella sua ironia che diventa sovente autoironia, mentre il dato di fondo è un pessimismo sull’umanità. Un pessimismo che mai come adesso ci sembra di estrema attualità insieme con la lucida visione bozzettiana delle nevrosi delle società dei consumi e delle macchine, mentre incombe la distruzione della purezza naturale e umana. Logico che i film dell’anziano maestro bergamasco continuino ancora oggi a catturare l’occhio e l’intelligenza. 

Roberto Serafin

10 Febbraio 2025
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MountCity

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