Perché il cavalier Giovanni Leoni è sconosciuto ai più? Perché non se ne riscopre, ad esempio, l’attivismo a favore delle sue montagne? L’approfondita e documenta biografia stampata da Gabriella Boni Andreis è un buon inizio per provare a dare delle risposte

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Il centenario della scomparsa di Giovanni Leoni Torototela

Copertina del libro pubblicato da Gabriella Boni Andreis quale omaggio nel centenario della morte di Giovanni Leoni: l'ossolano dei due mondi.
Copertina del libro pubblicato “in proprio” da Gabriella Boni Andreis quale omaggio nel centenario della morte

Doveva essere celebrato con una salita in costume al monte Cistella il centenario della scomparsa del cavalier Giovanni Leoni (1846-1920), noto come Torototela, e di sicuro tutta la valle Antigorio su cui svetta questa cima che si annuncia sullo sfondo per chi, provenendo in auto dalla pianura si dirige verso Domodossola, si sarebbe mobilitata sotto la guida dell’attivissimo Graziano Biancossi, altra celebrità di questa incantevole vallata. Poi un certo virus ci ha messo lo zampino e non se ne è fatto più nulla. 

A raccontare di Leoni e delle sue avventure a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo del rifugio che gli è dedicato sul Cistella e di molti altri particolari della sua intensa vita errabonda si è però prodigata  per l’occasione Gabriella Boni Andreis, scrittrice milanese, dedicandogli un libro che in 380 pagine indaga su di lui con una fitta documentazione. Il volume, stampato in proprio dalla gentile Gabriella con un’immagine a china di Leoni sulla copertina color carta da zucchero, s’intitola alla garibaldina “L’Ossolano dei due mondi cent’anni dopo” con riferimento ai soggiorni a Montevideo dove il cavaliere accumulò non poche fortune.

Gabriella Boni Andreis con un’immagine tratta dalle “Rime Ossolane” del cavalier Giovanni Leoni
Gabriella Boni Andreis con un’immagine tratta dalle “Rime Ossolane” del cavalier Leoni che appare in apertura in una stampa dell’Ottocento (Foto Serafin)
In apertura: il cavalier Giovanni Leoni

Sconosciuto Giovanni Leoni

Per una serie di circostanze, l’autrice è legata alla famiglia di Leoni, il quale non ebbe figli. Con i cugini Boni, il cavaliere divise infatti le sue esperienze nell’America Latina e a costoro la signora milanese deve il notevole archivio a cui ha potuto attingere per questo libro. Forse miglior monumento al cavaliere non si sarebbe potuto concepire nel centenario della sua scomparsa e peccato che finora nell’Ossola non si sia provveduto a immortalarlo come si merita a parte due sbiadite targhe collocate nella piazza del Mercato di Domodossola e sulla sua villetta liberty di Mozzio, frazione di Crodo, dove si trasferì al ritorno dal Sudamerica. 

Perché di meriti il cavalier Leoni ne ebbe parecchi. Nelle sue bellissime e per i più sconosciute “Rime ossolane” raccontò, sulla falsariga delle irriverenti poesie del suo maestro Carlo Porta, la valle Antigorio tra luci e ombre. In cima al Cistella fu lui a far nascere il piccolo, accogliente rifugio quasi interamente a sue spese e con il sudore della sua fronte. E al Cistella e al Cervandone che svetta sull’Alpe Devero, di cui era perdutamente innamorato, Leoni dedicò da musicista dilettante polke e mazurke autoeleggendosi fondatore della Pro Devero

A interrogarsi sul perché il cavalier Leoni non gode della fama di grandi amici della montagna come il mitico Guido Rey in valle d’Aosta è anche, nella prefazione del libro della Boni Andreis, lo storico Paolo Crosa Lenz (autore nel 2011 per le edizioni Grossi di Domodossola di una monografia sul Cistella) osservando di sfuggita “che sarebbe necessario avviare un necessario processo di valorizzazione di uno dei protagonisti della storia sociale e letteraria dell’Ossola”. 

Giovanni Leoni ha dedicato pole e mazurke alle sue montagne
Lo spartito della polka dedicata da Leoni/Torototela all’amato monte Cistella

Meriti e avventure del cavalier Giovanni Leoni

Leoni ebbe come si è accennato una vita avventurosa emigrando in America latina. 

Per oltre vent’anni scrisse poesie mordaci e satiriche in dialetto ossolano con lo pseudonimo di Torototela. Le sue poesie vennero però pubblicate soltanto nel 1929 a Belluno per iniziativa del nipote Camillo Boni con il titolo di “Rime Ossolane”. In effetti questa scoperta tardiva del suo talento avvenuta tra i monti bellunesi che gli erano estranei, fa sospettare che abbia sofferto d’incomprensioni nella sua terra. Eppure il suo ruolo nel promuovere il turismo nell’Ossola fu di prima grandezza, anche se dilagava in quegli anni la fama delle Dolomiti e anche se la Valle d’Aosta e il Vallese con i loro quattromila attiravano la crème dell’alpinismo britannico. Consapevole delle straordinarie risorse naturali dell’Ossola, Leoni fu tra i primi a presiedere la storica “succursale” di Domodossola del Cai. Non pago di ciò, fondò la “Pro Devero” che aprì alle masse popolari la frequentazione della meravigliosa conca ai piedi del Cervandone oggi assediata da un turismo scappa e fuggi e insidiata dai progetti di nuovi impianti.

Nel libro di Gabriella Boni Andreis diversi sono i documenti raccolti in ordine cronologico con corrispondenze, spigolature dai diari di Otorino e Lionello, cugini primi di Giovanni Leoni. Vi si racconta di progetti realizzati o semplicemente sognati, di disavventure famigliari, e di qualche “pirlonata” come la definiva il cavaliere che aveva la battuta facile. Di grandissimo interesse è il diario, riportato nel libro, della traversata oceanica affrontata con lo squinternato piroscafo Duca di Galliera dove si ammassavano disperati italiani in terza classe privandosi delle più elementari norme igieniche. Uno scenario che nel Mediterraneo si ripete anche ai nostri giorni.

La piana del Devero amata da Giovanni Leoni
La piana del Devero amata da Giovanni Leoni in un’antica cartolina

Giovanni Leoni attivista per le “sue” montagne

Al ritorno in patria, lo spirito battagliero del cavalier Leoni si espresse nell’operare da “attivista” per le sue montagne mettendoci una foga che gli fece indubbiamente velo quando l’industria idroelettrica cominciò a colonizzare l‘adorata valle Antigorio e il Devero costruendo, secondo lui a sproposito, dighe, centrali e tralicci. Nel libro della Boni Andreis sono documentate le diatribe con il prestigioso ingegnere milanese Ettore Conti al vertice della Società per le imprese elettriche, politico e insegnante in Scienze delle costruzioni al Politecnico milanese: reo, costui, di avere fatto smontare un arco antico, parte delle cosiddette chiuse medioevali, per far passare sulla stretta strada le voluminose e pesanti macchine per la centrale elettrica di Goglio. 

Ettore Conti che con Giovanni Leoni ebbe una disputa sull'invasione dell'industria idroelettrica al Devero
Ettore Conti

Quello fu però un duello tra gentiluomini. Conti riconobbe che “perfino nel concepire un’impresa che ha per scopo di produrre in modo economico dei beni materiali, non deve mancare un’aspirazione, in un certo senso d’arte”. L’arco fu solo in parte rimesso al suo posto, e il presidente della Pro Devero ritenne prudente affidarsi a Torototela per dire la sua in dialetto e in rima. 

Più volte Leoni mise a frutto doti di diplomatico e tuttavia sul giornale L’Ossola si legge che, riguardo al Devero, si comportò come un “geloso padrone di casa”. Se ne deduce che, uomo di carattere, aveva anche un caratteraccio. Nel dedicargli nel 1982 un fascicolo in 150 esemplari numerati (“Torototela a Mozzio, in Valle Antigorio (1886-1920)”, Alessandra e Alessandro Baglione ipotizzano che Torototela, che tanto amava la valle Antigorio e le sue montagne, non amasse di uguale amore i suoi abitanti, che non partecipasse alle loro sofferenze e ai loro dolori, che non vedesse la loro povertà pressoché assoluta. Sembra anche che non volesse saperne dell’invadenza manifestata dall’industria elettrica che comunque avrebbe portato nella vallata il sospirato benessere. Già, potrebbe essere questo il motivo per cui ancora oggi si attende invano una tardiva riscoperta del cavalier Leoni. Ciò comporterebbe, s’intende, una necessaria rimozione dell’ingiusta damnatio memoriae che sembra ancora gravare su di lui. 

22 Ottobre 2020
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MountCity

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