Città, montagna e equilibrio: sembrano tre parole prese a caso che nulla debbano avere a che fare l’una con l’altra, ma in realtà è oggi più che mai indispensabile tornare a riconsiderarle indivisibili.
Oggi la montagna non può più essere pensata indipendente dalla città perché sono due territori che non possono vivere a prescindere uno dall’altro. La città ha bisogno delle risorse della montagna e del suo ambiente per essere vivibile e la montagna non può fare a meno dei servizi che la città offre, ma anche delle sue opportunità economiche. Ecco perché è indispensabile ridisegnare un equilibrio dopo un secolo di squilibri che hanno danneggiato entrambe.
Va sottolineato che trovare un equilibrio è vitale sia per la montagna che per la città. Quest’ultima oggi non può pensare di avere relazioni solo con le altre città, con le big city a livello globale, ignorando il territorio circostante, le cosiddette aree interne montagna compresa. Questo approccio si è già visto che provoca danno alla città stessa perché non è sostenibile spingere sullo sviluppo di una porzione di territorio, anche se più densamente popolato, e abbandonare il resto. Il conto che torna indietro è salato: si pensi ad esempio al dissesto idrogeologico, a tutti i problemi derivanti dall’abbandono e a tutti gli interventi emergenziali che si è costretti a mettere in atto con costi ben più elevati rispetto a quanto costerebbe alla collettività una cura costante del territorio.
Per la montagna è invece indispensabile il legame con la città per lenire la perdita di popolazione. Questo legame significa trasporti, servizi e più in genere un rapporto economico di scambi che permetta di abitare la montagna senza problemi e di garantire un buona vitalità sociale e culturale. Se ci sono stati periodi storici in cui la montagna aveva al suo interno importanti centri culturali e le vie economiche la coinvolgevano, con la marginalizzazione dovuta all’invenzione dei confini naturali gli scambi da città a città hanno iniziato a saltare le valli.
Inoltre in Italia uno dei problemi è l’azzeramento dei livelli di amministrazione locale con la cancellazione sia delle comunità montane che delle province: questo rende molto più difficoltoso il riequilibrio dei rapporti perché non c’è rappresentanza dei territori montani favorendo quindi la mancanza di politiche appropriate per garantire i servizi necessari a tener vivi quei territori. Una spirale negativa che va fermata perché è deleteria sia per la città che per la montagna.
Per approfondire
Contrats de transition écologique (cet): se ne è fatto cenno nel podcast; in questo articolo (Dislivelli.eu n. 102 dicembre 2019- gennaio 2020) Daniela Poli spiega cosa sono.
Maison de services: sono state istituite in Francia nel 207 e sono luoghi fisici nei piccoli comuni delle aree interne in cui le persone possono recarsi per trovare il ventaglio delle possibilità offerte dalla rete di servizi nazionali, regionali e comunali. In un’intervista rilasciata a Dislivelli nel 2011, Laetitia Pras ne spiegava il funzionamento.
Ovviamente l’ultimo numero di Dislivelli.eu (n. 102 dicembre 2019- gennaio 2020) è da leggere con attenzione per approfondire il tema, ma anche il n.74 febbraio 2017 dove viene presentata la ricerca sull’interscambio montagna-città pubblicata nella collana terre-alte (G. Dematteis, F. Corrado, A. Di Gioia. E. Durbiano, L’interscambio montagna città. Il caso della Città Metropolitana di Torino. Franco Angeli, Milano, 2017)
RUBRICA A CURA DI:
L’Associazione Dislivelli è nata nel 2009 a Torino, dall’incontro di ricercatori universitari e giornalisti specializzati nel campo delle Alpi e della montagna, allo scopo di favorire l’incontro e la collaborazione di competenze multidisciplinari diverse nell’attività di studio, documentazione e ricerca, ma anche di formazione e informazione sulle terre alte.
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