Un nutrito calendario di eventi guiderà le celebrazioni dei 150 anni del CAI Milano per i prossimi mesi fino ad arrivare a novembre, mese in cui nacque nel lontano 1873 in un aula del Politecnico di Milano.
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Grandi celebrazioni per una grande sezione CAI
Premetto che sono 6.200 i soci del CAI Milano e che vi si contano tra gli iscritti 250 fra istruttori e accompagnatori, tutti volontari. Prestigiosa è la collezione di rifugi alpini: sono la bellezza di 15 sparpagliati sull’intero arco alpino. Precisati tali aspetti, da un secolo e mezzo “questo” Cai chiama a raccolta all’ombra della Madonnina i cittadini “malati” di montagna. Tra i quali il sottoscritto. Ora è il momento delle celebrazioni. E quella in corso nel 2023 non può proprio passare inosservata nella città impegnata con Cortina d’Ampezzo a organizzare le Olimpiadi invernali del 2026.
A onor del vero a tirare la volata verso i prestigiosi Giochi c’è in questa Milano che sale in quota anche la SEM, Società Escursionisti Milanesi, l’altra sezione cittadina del Cai di cui pure ho fatto parte. Ma che cosa vuoi che ti dica caro Luca, il mio cuore batte forte soprattutto quando ho a che fare con il CAI Milano dove ho passato intere giornate a spulciare fra gli scaffali della biblioteca “Luigi Gabba” per documentarmi in vista di un paio di mostre organizzate a Milano. Con un certo successo, modestia a parte. In entrambi i casi, i progetti di allestimento sono stati di mio figlio Lorenzo, architetto, che per anni si è anche preso cura della capanna Marinelli, un nido d’aquila situato, vero Lorenzo?, in tanta malora sul Monte Rosa. Direi insomma che al Cai Milano, dove sono stato onorato come socio benemerito, mi sento un po’ come in famiglia.
Non mi soffermo sul calendario degli eventi organizzati mese per mese nel 2023. Trovate tutto al link. Mi limito a dire che vi si susseguono appuntamenti per alpinisti, soci seniores, escursionisti, cicloescursionisti, over 60, bambini e comuni appassionati senza età. Da segnalare il trekking urbano che in maggio coinvolge 150 alunni delle scuole cittadine, la manutenzione dello spigolo Sud Parravicini (in alta Val Masino) in luglio, la spedizione al campo base del K2 prevista in agosto, fino ad arrivare a una due giorni sulla Grigna settentrionale in settembre.
Leggo che il programma ricalca l’impegno dello storico sodalizio fondato dall’abate Antonio Stoppani, tra i padri della paleontologia e geologia italiana. Uno spazio sarà senz’altro riservato anche a Giuseppe Vigoni (1846-1914), senatore del Regno d’Italia e sindaco della città di Milano che è stato all’inizio del secolo scorso un brillante presidente della Sezione. E lo è stato per ben tre volte!
Il 16 novembre 1873 nasceva il CAI Milano: una lunga cordata fino ad oggi
Sarà un evento previsto in novembre a chiudere i festeggiamenti, nel doveroso ricordo di quel lontano 16 novembre 1873, quando un piccolo gruppo di scienziati naturalisti e di pioneristici amanti della montagna diede il via, in un’aula del Politecnico di Milano, alla storia del sodalizio milanese.
Personalmente, ho superato da tempo la fatale svolta degli ottanta e mi ritengo un uomo fortunato per avere potuto frequentare la sede del Cai Milano fin dai tempi in cui la segreteria si affacciava sull’ottagono della Galleria Vittorio Emanuele e ancor più per avere fatto parte del gruppo alpinistico Fior di Roccia, una delle tante sottosezioni, che si riuniva alla Famiglia Artistica e ora si annida sotto gli spalti dell’Arena Civica. Con i suoi implacabili cacciatori di vette, il FdR ha scritto un bel pezzo di storia dell’alpinismo annettendosi idealmente anche un severo Pico Fior di Roccia sulle Ande e dando vita alla Stramilano che si corre ogni anno in primavera.
Ho ancora davanti agli occhi le facce abbronzate e sogghignanti di Camillo Zamboni, Camillo Onesti, Romano Merendi, Gian Luigi Sterna, Vasco Taldo e chissà di quanti altri alpinisti meneghini di cui non ricordo i nomi. Doppiamente bravi. Benché seriamente indaffarati nel loro lavoro come si conviene nella laboriosa Milano, non hanno esitato a trasmettere un po’ della loro passione “non eroica” anche al sottoscritto che all’epoca soffriva di vertigini.
Se avessi frequentato i corsi della Parravicini (ma ti assicuro caro Luca che non ne sarei stato degno) avrei forse potuto inserirmi nel solco degli scalatori milanesi come Lurani, Bonacossa, Vallepiana, Castiglioni. Ma sono riuscito ugualmente a fare conoscenza di Pino Gallotti, eroe del K2 e gran fumatore, di Carletto Negri di cui nelle emergenze era noto il motto “sem minga chi per divertiss” (non siamo mica qui per divertirci), dell’impeccabile avvocato Emilio Romanini, uno dei padri della scuola di sci alpinismo dedicata a Mario Righini nonché del leggendario Marco Polo che partecipò alla prima salita italiana all’Everest guidata dall’impresario milanese Guido Monzino.
Ad adoperarsi perché il rapporto tra Milano e le sue montagne sia sempre corroborato da salutari iniezioni di cultura sono davvero tanti gli amici del Cai Milano. Una lunga cordata per l’appunto di cui fanno parte tra gli altri Lorenzo Revojera, ingegnere, indagatore in vari libri di quella “magnifica ossessione” che è l’alpinismo, Marco Dalla Torre e Anna Girardi esperti della letteratura d’alta quota, Eugenio Pesci scalatore di vaglia e insegnante di filosofia, Laura e Giorgio Aliprandi che per più di 30 anni hanno studiato e divulgato la storia della cartografia alpina.
“La nostra è davvero una realtà speciale”, osserva per concludere il presidente Roberto Monguzzi. “Lungo questo secolo e mezzo abbiamo vissuto e accompagnato tutte le vicende del nostro Paese. Attraverso gli appuntamenti che i nostri volontari hanno programmato, vi accorgerete di far parte di una appassionata fetta di storia italiana, sempre coniugata con un grande amore per la montagna. Valori come la solidarietà, l’amicizia, il rispetto per la natura, uniti a grande arricchimento personale, sono i contributi che il Cai Milano è da sempre pronto a condividere con tutti”.
…e le donne in questa fetta di storia Italiana?
Belle parole, che sottoscrivo con un doveroso “Excelsior”. Ma in questa “appassionata fetta di storia italiana”, il ruolo delle donne “malate di montagna” mi sembra che sia stato piuttosto marginale. Ho consultato il bel libro di Lorenzo Revojera “Milano e le sue montagne”, ho fatto scorrere meticolosamente l’indice dei nomi e mi sono convinto che la storia del sodalizio sia stata declinata in questo secolo e mezzo soprattutto o esclusivamente al maschile. Con tre sole eccezioni, salvo errori e omissioni. Quelle di Nini Pietrasanta che si legò alla corda del grande Gabriele Boccalatte e insieme compirono prodigi sulle Grigne e il Monte Bianco, quella della poetessa Antonia Pozzi, compagna di scalate di Emilio Comici alla quale Milano ha dedicato una via, e quella di Mary Varale che aprì con Riccado Cassin itinerari ormai classici sulle Grigne. Mi sbaglio o questa storia della gloriosa Sezione di Milano è ancora da ascrivere?
Roberto Serafin
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