Cos’è un ecomuseo? Ne avremo sicuramente sentito parlere, ma ne conosciamo davvero l’importanza e il valore? Forse pensiamo che sia qualcosa che riguardi il solo passato, che sia qualcosa di inesorabilmente statico. In questo terzo episodio, viaggiando per tutta la penisola non possiamo non renderci conto di quanto sia sbagliata questa immagine. Gli ecomusei ci permettono di leggere un territorio creando un ponte tra passato e futuro…

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Cos’è un ecomuseo?

Prima di indossare il nostro zaino magico e partire quindi per il nostro nuovo viaggio cerchiamo di comprendere insieme che cosa è un ecomuseo.

Per farlo dobbiamo partire dall’idea che abbiamo noi di museo: siamo abituati a pensare a un contenitore, spesso un edificio architettonicamente rilevante, in cui sono collocate opere d’arte oppure oggetti di particolare valore, spesso accomunati dal fatto di essere stati collezionati da qualche importante personaggio del passato, da qualche dinastia (e questo caso vale soprattutto per alcuni grandi musei italiani, pensate agli Uffizi) o da specifiche istituzioni pubbliche nate allo scopo. 

Il concetto di ecomuseo affonda le sue radici nella cultura del Novecento, in particolare nel momento in cui la storia ha fatto i conti con un modo nuovo di consultare le fonti, ha ribaltato alcune priorità, mettendo in evidenza fonti orali e memoria collettiva dando dignità documentaria anche a tracce che un tempo erano ignorate. 

Soprattutto a partire dalla fine della seconda guerra mondiale questa rivoluzione culturale ha scavato nuove nicchie di ricerca, producendo risultati sempre più evidenti in molte discipline delle scienze umane e, giustamente, anche nella museologia sono arrivati i risultati. 

All’inizio degli anni ’70, in Francia, ove il dibattito era stato più serrato (ed anche più fecondo) George Henri Riviere e Hugues de Varine giungono ad una definizione di ecomuseo mettendo in relazione il valore del territorio come “ambiente museale” ossia un determinato ambito geografico in cui vive una popolazione che lega la sua storia ad una specifica condizione tale da produrre un patrimonio tangibile o intangibile fortemente connotante. 

Viaggiando nella rete degli ecomusei

Detto così sembra un po’ astratto e complicato, ma viaggiando, con il nostro zaino magico e accompagnati da Flavia Cellerino, tra alcuni ecomusei della nostra penisola sarà sicuramente tutto più chiaro.

Siamo partiti dalla Valle Stura, per spostarci sull’Appennino pistoiese per poi risalire a Parabiago a nord-ovest di Milano e planare sulla Romagna. Scesi poi su Roma, abbiamo puntato a Settimo Torinese per poi terminare il nostro viaggio in Liguria non prima di aver fatto un salto a trovare gli uomini di Neanderthal in Abruzzo.

Avremmo potuto continuare a lungo a perlustrare la rete degli ecomusei da nord a sud da est a ovest dello stivale… ma già questo è bastato per tornare ad apprezzare l’importanza degli ecomusei che sono una specie di ponte tra passato e futuro del territorio. Sono il centro di una lettura della realtà che da valore al passato, soprattutto a quelle azioni, situazioni, oggetti di cui rischiamo di perdere conoscenza, rendendole però qualcosa di attuale, quindi di vivo, e non morto. 


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15 Gennaio 2024
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Artesulcammino

Artesulcammino nasce a Genova ormai 18 anni fa da un’idea, allora davvero innovativa, di Flavia Cellerino: coniugare arte e territori facendoli diventare la chiave per comprendere più a fondo l’interazione fra umanità e ambiente.

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