I temporali sono tra i pericoli maggiori per chi frequenta la montagna: per quanto possibili tutto l’anno sono tipici del periodo estivo sulle Alpi, mentre sugli Appennini e in generale nelle zone mediterranee sono frequenti anche in autunno e talora presenti anche in inverno. Ma come si formano?

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Come si forma la nuvola temporalesca?

Le nubi temporalesche, ovvero i cumulonembi, sono le nuvolo più imponenti, quanto affascinanti e pericolose, e raggiungono quote molto elevate: possono svilupparsi da poche decine di metri dal suolo fino a 12-13 mila metri di quota (alle nostre latitudini e cioè fino al limite superiore della troposfera).

Queste nuvole si formano grazie ad intense correnti ascendenti di aria caldo-umida. Pensiamo alla classica situazione che ben conosciamo dei temporali di calore nei pomeriggi estivi. Partiamo al mattino per un’escursione con cielo sereno, poi ad un certo punto vediamo svilupparsi dei primi “batuffoli” di nebbia sulle cime. Questi sono i primi embrioni di nuvole cumuliformi chiamate cumulus humilis che via via, a seconda del grado di instabilità dell’atmosfera, potranno evolvere in maniera più o meno marcata.

Se l’atmosfera è stabile, cosa che avviene solitamente nelle giornate di alta pressione, anche se avremo l’affollarsi di cumuli sopra le creste durante la giornata, non ci sarà una degenerazione temporalesca perché la nuvola non riesce più di tanto a svilupparsi.

Se invece l’atmosfera è instabile quella nostra prima nuvoletta potrà crescere in altezza diventando cumulus mediocris, poi cumulus congestus fino a maturare alla forma di cumulonembo. Avremo il cumulonimbus calvus con la testa arrotondata e poi il cumulonimbus capillatus e capillatus incus che si apre con la sommità a forma di incudine arrivando, come diciamo, alle quote di 12-13 km!

Cosa significa che l’atmosfera è instabile?

Proviamo a dare una spiegazione molto semplificata (forse troppo) di cosa vuol dire atmosfera stabile e instabile.

L’atmosfera è stabile quando il gradiente di temperatura con la quota è moderato. Questo avviene ad esempio quando c’è dell’aria calda in quota. Pensiamo al caso estremo invernale di quando c’è inversione termica e fa più freddo in basso che in alto: abbiamo le massime condizioni possibili di stabilità, non c’è per nulla rimescolamento verticale dell’aria.

L’atmosfera è instabile quando si genera una differenza di temperatura elevata con la quota: se abbiamo un suolo fortemente surriscaldato dalla forte radiazione solare nelle ore diurne, bastano anche piccole infiltrazioni di aria fresca in quota per rendere instabile l’atmosfera.

Immaginiamoci una bolla d’aria calda e quindi leggera che durante il giorno si stacca dal suolo, ad esempio dal versante di una montagna, e comincia a salire come fosse una mongolfiera. Questa “mongolfiera” è in grado di galleggiare e continuare a salire se intorno a se trova, lungo il profilo verticale dell’atmosfera, dell’aria un po’ più fredda. Finché non trova sopra uno strato d’aria più calda di sé continuerà a salire. Quindi se le condizioni sono sufficientemente instabili e continua a trovare aria più fredda salendo di quota e se anche l’apporto di umidità è sufficiente si sviluppa la nuvola verticale imponente, il cumulonembo.

In questo caso abbiamo il tipico temporale di calore che anche nelle giornate anticicloniche estive si può sviluppare normalmente nelle ore pomeridiane. Chiaramente i temporali possono svilupparsi a qualsiasi ora del giorno e della notte soprattutto se interviene una perturbazione vera e propria: in questo caso avremo un fronte temporalesco più esteso.

000817misurina1 Come nasce un temporale?
Fulmini a Misurina di Michele Brusa da galleria SMI – nimbus.it

Come si genera il fulmine?

Il fulmine i genera per una forte differenza di potenziale elettrico tra due punti.

Ci sono fulmini che si originano tra nube e nube (all’interno della stessa o tra due nubi diverse), ma quella più pericolosa è la scarica nube-suolo.

Quando la differenza di potenziale elettrico tra la base della nuvole e un punto del suolo diventa più elevato rispetto alla resistenza elettrica dell’aria parte la scarica che segue un percorso a zig-zag lungo la linea di minore resistenza dell’aria.

Noi vediamo il fulmine come un evento luminoso singolo, ma in realtà è composto da diverse scariche che vanno più volte avanti e indietro tra nube e suolo.

Qualche consiglio in caso di temporale in montagna

Qualche consiglio può essere utile per minimizzare il rischio. Abbiamo già avuto modo di dire che la previsione ci può indicare un rischio temporalesco più o meno accentuato nelle varie zone ed è quindi fondamentale consultare un bollettino meteorologico prima di organizzare un’uscita in montagna. Localizzare però ne tempo e nello spazio un temporale è molto difficile. I temporali sono per loro natura irregolari sul territorio e spesso hanno dimensioni piccole: nessuna previsione può dire se esattamente alle 15 troverò il temporale su questo monte piuttosto che nella valle accanto.

Se poi il temporale dovesse sorprenderci la prima cosa da fare qualora fosse possibile è trovare riparo in un luogo chiuso.

Se non è possibile dovremo perlomeno abbandonare subito creste e vette o comunque qualunque luogo elevato. Allontanarci da qualunque oggetto elevato come alberi, tralicci, pali… Il fulmine tende a cadere su questi luoghi, o meglio: l’addensarsi delle cariche elettriche sul suolo avviene preferenzialmente sui punti elevati, indipendentemente dai materiali con cui sono fatti.

Non è vero che un oggetto metallico attira il fulmine, come spesso si dice, ma è la forma dell’oggetto che è determinante. Chiaramente un oggetto metallico è in grado di propagare più efficacemente la scarica una volta che è avvenuta. Pensiamo ad esempio alla via ferrata: non è che di per sé attiri i fulmini, ma se il fulmine cade da qualche parte e colpisce un elemento metallico della via ferrata, attraverso di essa la propagazione avverrà in maniera preferenziale.

Sempre per via della preferenza ai luoghi elevati, è molto più probabile essere colpiti dal fulmine se ci si trova sotto un albero isolato che in un bosco: qui la probabilità che venga colpito proprio l’albero sotto cui ci troviamo è decisamente minore.

28 Giugno 2024
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RUBRICA A CURA DI:
Luca Serenthà

Sono colui che tiene le fila di quest’intreccio di idee, contenuti e competenze che è Fatti di Montagna. In un certo senso, essendone l’ideatore potrei anche definirmi come primo (cronologicamente parlando) partner. Ci tengo che si capisca che Fatti di Montagna non è il mio blog, ma uno strumento che serve per raccontare la montagna.

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