Lo Zaino, rivista semestrale delle Scuole lombarde di alpinismo e scialpinismo del Club Alpino Italiano, cambia veste grafica e rinnova i contenuti. Un boccone sopraffino per gli appassionati di alpinismo. Serafin ce ne propone qualche assaggio…
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L’apertura del numero 19 de Lo Zaino
Si apre con un articolo patagonico di Matteo Della Bordella sulle “linee del Fitz Roy” il numero 19 de Lo Zaino, rivista semestrale delle Scuole lombarde di alpinismo e scialpinismo del Club Alpino Italiano. Del bravo Della Bordella è anche l’immagine di copertina con Leonardo Gheza impegnato sulle fessure della via “Casarotto” circa a metà del pilastro Goretta al Fitz Roy. Complici le moderne, leggerissime attrezzature fotografiche, le diffuse mirrorless, l’apertura è davvero spettacolare dal punto di vista fotografico. Spettacolare lo è del resto tutto il fascicolo per lo splendore delle immagini e la ricchezza dei contenuti come è consuetudine di questa testata che brilla di luce propria nella costellazione della stampa del Club Alpino Italiano.
Subito colpisce l’understatement del curatore Matteo Bertolotti che ci fa dono del più breve editoriale, salvo errori, nella storia delle pubblicazioni alpinistiche. “È sempre difficile occupare queste righe”, ammette Matteo per giustificare la sua laconicità. “Si rischia di essere banali, ripetitivi e mai all’altezza. In questo numero troverete diversi scritti che contribuiscono a riportare l’alpinismo, l’arrampicata e speriamo anche i giovani all’interno del Club Alpino Italiano. Siamo convinti che questa sia la strada da seguire. Senza se e senza ma”.
Una nuova moderna veste grafica per Lo Zaino
Agli amici che ricevono sul web il pdf della rivista vanno, nella mail di accompagnamento, le scuse per il piccolo ritardo che a dire il vero mi era sfuggito. A nessuno sarà comunque sfuggita la nuova veste grafica che rispecchia le moderne tendenze in materia di pubblicazioni. A cominciare dagli ampi spazi tra un blocco di testo e l’altra. Non si è sempre affermato tra addetti ai lavori, che giocare con i bianchi è una regola imprescindibile dell’impaginazione moderna?
“Noi, come sempre, ce l’abbiamo messa tutta, perché ancora una volta vogliamo provare a portare al centro del CAI l’alpinismo”, osserva Bertolotti ringraziando “le tante persone che credono in questo progetto”. E che aumentano significativamente a ogni uscita.
Conoscendo Matteo non è un mistero che Bertolotti ce la metta sempre tutta e che tutta la sua attività sia costantemente in salita. Matteo fu qualche anno fa insieme con il team dei Sass Baloss i vincitori per la cultura al Premio Marcello Meroni (assegnato annualmente dalla Società Alpinisti Milanesi) che con vari meriti offrono importanti contributi alla divulgazione della cultura alpina. E si scoprì che questi premiatissimi quattro amici milanesi tra i quali Matteo dal 2003 davano vita sul web al sito sassbaloss.com con lo scopo di condividere con altri appassionati la loro intensa e qualificata attività in montagna.
Le relazioni contenute nel sito risultarono ben oltre un migliaio e più di 6.000.000 gli accessi segnalati, frutti di un lavoro accurato che assicura ai quattro (Matteo Bertolotti, Luca Galbiati, Omar Brumana e Guglielmo Losio) la fiducia degli “utenti” ai quali è rivolto questo prezioso e gratuito servizio.
A questa benemerita attività dei Sass Baloss ancora si associa quella editoriale nel campo delle guide che vengono pubblicate da importanti editori. L’impegno di Bertolotti è poi proseguito con Lo Zaino e sempre seguendo la stella polare dell’alpinismo sia pure talvolta sfuggente tra luci e ombre.
Numero 19 dedicato ad Angelo Panza
E a proposito di ombre va precisato che questo numero 19 è dedicato all’amico Angelo Panza, vittima di un incidente mortale sul Lyskamm. Panza fu Istruttore nazionale di alpinismo e di scialpinismo del CAI, uomo di grande esperienza. Fu anche direttore della Scuola Centrale di Scialpinismo e della Scuola Regionale Lombarda di Scialpinismo nonché fondatore e direttore della Scuola Orobica. Questo spiega perché sono in tanti a piangerlo.
Leggendo Lo Zaino: le montagne e il loro lessico
Scorrendo il sommario si nota che la pubblicazione spazia dalla Patagonia di Matteo Bella Bordella a cui si è accennato al Ben Nevis di Fabio Olivari, alla Grecia di Fabrizio Andreoli. Ma ampio spazio è riservato a una brillante saggistica in cui spicca la firma di Eugenio Maria Cipriani, fustigatore del cattivo alpinismo, che si esprime sull’”apritore seriale” interpretato secondo il pensiero di Melanie Klein.
Alle montagne e al loro lessico si dedica invece Luca Baraldi che si qualifica come un prete cattolico, un religioso che ha avuto la fortuna di poter riconoscere alcuni di questi lessici delle montagne, “fra loro talmente diversi da rendere ogni salita unica e arricchente”.
“Ho ascoltato”, racconta don Luca, “il linguaggio dell’epica, quello che ti fa sentire dentro alla grande storia e, seppur per il tempo di un profondo respiro di vetta, fa vibrare al pensiero dei primi grandi salitori. Era quello il giorno del mio quarantesimo compleanno sulla vetta della Gran Becca”.
“Ho sentito”, è ancora il mirabile racconto del religioso, “il grido giovanile della sfida e dell’agonismo tecnico quando, insieme a Fanny Schmutz, abbiamo arrampicato la via Boivin al Pilier Rouge du Clocher du Tacul. Sono rimasto stranito di fonte al manifesto politico incontrato sulla vetta del Pick Lenin, nella catena del Pamir. Ho goduto del linguaggio della fraternità e dell’accoglienza nelle tante salite con gli sci alcolle del Gran San Bernardo, dove il millenario Ospizio è più di un semplice rifugio o albergo. Ultimamente ho dovuto confrontarmi con un’esperienza per me inedita.
Nel 2021 sono partito dall’Italia come missionario per servire le comunità cristiane, perlopiù composte da nativi, disperse negli immensi Territori del Nord-Ovest. Dopo un primo anno trascorso in una regione non lontana dalla capitale Yellowknife, dove le montagne sono state solo un ricordo l’ottobre scorso sono stato mandato a prendermi cura dei cristiani che vivono nella Sahtu region, l’area che si sviluppa fra il Great Bear Lake, il fiume Mackenzie, i monti Franklin ed i monti Mackenzie, a cavallo del Circolo Polare Artico. Si tratta dell’ultima propaggine delle Rocky Mountains, ben più famose nella loro versione statunitense, dell’Alberta o della British Columbia. Qui per la prima volta in vita mia ho incontrato dei monti assolutamente silenziosi, il cui lessico non proviene dalle esperienze che i figli degli uomini hanno proiettato su di esse, contaminandole talvolta di propensioni inattendibili, alla velocità, alla sete di conquista, al mordi e fuggi consumistico e al mercato di lucro”.
“Qui”, conclude il religioso, “il lessico è quello contemplativo del semplice stare faccia a faccia, senza parole. Nella contemporanea ricerca di nuovi approcci alla montagna e alla vita, da questo grande, isolatissimo, incontaminato nord può giungere come un sussurro di un silenzio leggero che, come accadde al profeta Elia sul monte Oreb, apra a nuovi orizzonti e prospettive”.
Altri saggi e l’omaggio a Carlo Claus e Alberto Re
Lo riconosco, mi sono dilungato e di sicuro ne valeva la pena nel riferire del saggio del religioso Luca Baraldi e quasi stavo per dimenticarmi di due grandi vecchi dell’alpinismo ai quali Lo Zaino rende omaggio, riservando a entrambi un tappeto rosso come quello dei grandi festival cinematografici su cui entrambi sfilano con la regalità che li distingue. Dall’alto delle sue novanta a passa primavere riceve dunque con sussiego l’omaggio dello Zaino il trentino Carlo Claus che fu compagno di Cesare Maestri sul Cerro Torre. E subito nelle pagine si staglia la figura del piemontese Alberto Re, ampiamente lodato come scrittore per il suo recente libro “Orizzonte montagne” edito da Priuli e Verlucca, una vertiginosa raccolta di ricordi legati alla sua attività di Guida alpina.
Tra i saggi legati alla moderna tecnologia debbo al lettore “fatto di montagna” ancora due obbligatorie segnalazioni delle pagine de Lo Zaino: un nuovo studio sulle “longe” di Bressan e Polato e il saggio “La neve, impariamo a conoscerla” di Milesi, un invito da raccogliere. Ma uno “Zaino” tira l’altro e nella factory degli istruttori lombardi sono già in corso le grandi manovre per la prossima uscita del numero 20 alla fine del 2023. Che si preannuncia, si può stare tranquilli, davvero speciale per contenuti e immagini. Frutto prelibato, anche questo, del volontariato del Cai.
Concludo e questa volta lo faccio davvero segnalando che chi se la sente di collaborare alla bella pubblicazione può inviare il materiale a lom.cnsasa@gmail.com e will80@sassbaloss.com
Roberto Serafin
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