Abbiamo affrontato con la prof.ssa Anna Giorgi il complesso tema del governo del territorio montano. Rispetto a quando è avvenuta la nostra “chiacchierata” (era il 16 maggio) in cui, tra le molte cose dette, ci si auspicava che il disegno di legge sulla montagna completasse il suo iter per approdare in Parlamento e divenire legge è successo che la legislatura ha avuto anticipatamente fine. Pur rimanendo valide tutte le considerazioni fatte, ora diventa attuale la domanda: che ne sarà di quel DDL?

Ascolta l’approfondimento con la prof.ssa Anna Giorgi

Questa puntata del podcast è stata registrata in data 16 maggio 2022

UNIMONT a Edolo: in montagna si può fare eccellenza

Sicuramente il tema del governo del territorio montano è assai ampio e articolato.

La prof.ssa Anna Giorgi, ordinaria di Botanica, presidente del Corso di Laurea in Conservazione e tutela dell’ambiente e del territorio montano e direttrice del Centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile della montagna (Ge.S.Di.Mont.) presso il polo universitario di Edolo, ha sicuramente, oltre alle competenze, un privilegiato punto d’osservazione per aiutarci ad addentrarci in questo argomento.

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Anna Giorgi.
In apertura panorama di Edolo (foto di Luca Giarelli via Wikipedia)

UNIMONT che accoglie mediamente 200 studenti provenienti da tutta Italia, nel prossimo anno accademico aggiungerà, al percorso formativo rodato e sperimentato, anche una Laura magistrale che avrà tre precise caratteristiche: internazionale, multidisciplinare, glocale ovvero interamente ad Edolo, ma in connessione con il mondo, grazie al network creato da Unimont in questi anni.

La nascita e la crescita dell’università ad Edolo rappresenta l’esperienza che ci dice che è possibile in un piccolo comune montano con meno di 5000 abitanti fare eccellenza. Il polo di Edolo è un distaccamento della Statale di Milano che, come ci ha spiegato Anna Giorgi, 25 anni fa su spinta anche dei territori, ha deciso di provare questa esperienza coraggiosa. L’intento fin da subito è stato quello di costruire un percorso di formazione nuovo che mirasse a formare nuove professionalità consapevoli delle specificità di questi territori. Nuovi professionisti che possiedano gli strumenti necessari per riconoscere e codificare queste specificità non come svantaggi, ma come leva di sviluppo. Un centro per promuovere un cambio di paradigma e di lettura, di questi territori che da sempre vengono visti e anche normati come svantaggiati.

Non guardiamo alla montagna come un luogo di svantaggi, ma di opportunità

Infatti, anche tutta la normativa che riguarda la montagna a livello regionale, nazionale ed europeo parla sempre di svantaggi e, di conseguenza, si finisce semplicemente per cercare soluzioni a dei problemi. “Ma guardiamo anche le opportunità, – invita con forza la prof.ssa Giorgi- “facciamo leva e investiamo sulle opportunità in maniera tale che il sistema possa dotarsi di quelle forze necessarie per poter crescere e per potersi sviluppare in modo sostenibile”.

Non è sufficiente destinare del denaro poco o tanto che sia, ma ci vogliono le idee vincenti e progetti che devono essere basati su quelle che sono le peculiarità e le risorse specifiche di questi territori. “Le montagne sono una piattaforma straordinaria per sperimentare i nuovi modelli di sviluppo sostenibile“. Si pensi anche alla transizione digitale di cui tanto si parla: le montagne sono un ottimo banco di prova dove sperimentare nuove le soluzioni digitali.

unimontagna Governo del territorio montano: guardare alle opportunità
UNIMONT a Edolo

Governo del territorio montano: una situazione confusa

La capacità di governo del territorio di quei livelli di collegamento tra il piccolo comune e la regione, in Italia si è però tutt’altro che rafforzato negli ultimi anni. Anzi la situazione è abbastanza confusa con un conseguente indebolimento della governance.

La situazion attuale, ci spiega Anna Giorgi, è a macchia di leopardo. Nelle diverse regioni italiane il presidio del territorio è garantito, quando è garantito, da soggetti differenti. Con la soppressione delle comunità montane queste restano vive in alcune regioni che se ne prendono totalmente carico dal punto di vista economico. Laddove si è riusciti a mantenere un sistema di governo per valle è la situazione migliore. È ad esempio quello che avviene in Francia che è forse uno degli stati europei con un quadro normativo maggiormente funzionale e una visione integrata sulle politiche per la montagna, quindi non settoriale, e che mira in primo luogo all’obiettivo di garantire i servizi per i cittadini che vivono in montagna.

Le comunità montane in Italia hanno rappresentato e ancora rappresentano, laddove come in Lombardia sono ancora presenti, un soggetto di coordinamento delle politiche prossimo al territorio montano. Anna Giorgi sottolinea come, al loro interno, sono importanti le strutture tecniche perchè la montagna ha tante e tali specificità che non ci si può improvvisare nell’intervenire su questi territori: bisogna conoscerli. Dove ci sono ancore le comunità montane la situazione è meno drammatica che in altri contesti dove magari non ci sono nemmeno le unioni dei comuni.

Le Unioni di Comuni, dove ci sono, funzionano e non funzionano. Questa formula che doveva sostituire, negli obiettivi del legislatore, le comunità montane si è in realtà sovrapposta alle comunità montane, ma soprattutto hanno mostrato nella pratica delle fragilità: ciò che viene messo in comune nelle unioni (ovviamente si fa un discorso generale di ciò che mediamente avviene nel Paese) non è sufficiente per garantire un reale presidio e una reale azione strategica su questi territori.

Una quasi legge per la montagna: e ora?

Il problema maggiore è dunque la disomogeneità che caratterizza in questo momento il governo del territorio montano. Ragion per cui una delle azioni, come ci ha spiegato Anna Giorgi, che si guarda con molto interesse è il tentativo di riordino in corso attraverso il disegno di legge sulla montagna. Una proposta di legge che era in costruzione nel momento in cui abbiamo raccolto l’intervista. Si tratta di un disegno di legge di legge portato aventi dal ministero degli affari regionali e delle autonomie che nell’ultimo governo faceva capo alla ministra Gelmini. Nel frattempo, prima che la legge potesse approdare in Parlamento, questa legislatura ha avuto termine come tutti ben sappiamo.

Ci interroghiamo quindi ora quale potrebbe essere il destino del lungo lavoro che ha portato a quel disegno di legge che avrebbe potuto, al termine di tutti i confronti necessari in un processo democratico, avere effetti positivi sul governo dei territori montani, come ci aveva spiegato Anna Giorgi nel podcast asportabile in questa pagina.

In Italia anche la semplice definizione di comune montano è confusa. Si rifà infatti ad una legge del 1952 che è stata abrogata, ma vige ancora la definizione. C’è poi la definizione così detta ISTAT che tiene conto di parametri sostanzialmente orografici. Infine subentrano le varie definizioni elaborate a livello regionale. Per dare un’idea della divergenza tra queste definizioni la prof.ssa Giorgi ci ha raccontato di un esercizio fatto in Università per capire quanti fossero, in Lombardia, i cittadini in territorio definito montano. A seconda delle norme applicate si passa da 1,5 milioni a 1 milione: un delta decisamente significativo!

Altri aspetti, Anna Giorgi ci segnala, contenuti in quel disegno di legge e che sarebbero importanti per il territorio montano sono una fiscalità differenziata per le aree montane e l’incentivazione delle imprese. Giovani imprenditori che devono essere supportati in un imprenditoria, coerente con le specificità del territorio e innovativa, che crei servizi e prodotti in grado di generare valore.

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Valsassina (foto L. Serenthà)

Guardare la montagna nel suo insieme

Di montagna si parla molto, ma quando si tratta di definire specifiche azioni per specifici territori la montagna scompare. Anna Giorgi fa notare come si parli ad esempio di Aree Interne ma, benché spesso le aree montane siano anche aree interne, non sono la stessa cosa. I criteri con cui sono stabilite le aree interne (giustamente per definire le strategie ad esse dedicate) non passano per le specificità della montagna. Ci si dimentica spesso della dimensione verticale che è peculiarità che connota i profili di questi territori.

Cosi come spesso le aree montane vengono equiparate alle aree rurali. Le principali politiche, anche a livello Europeo, che interessano le aree montane attengono alle politiche rurali. Per quanto sia vero che l’attività agricola ha un ruolo importantissimo per le aree montane (ora non tanto per il Pil che genera, ma per i servizi ecosistemi, per il paesaggio e di conseguenza anche per il turismo) è evidente che non è tutto solo agricoltura. Non si parla mai di aree montane quando si parla di industria, di artigianato e di altre forme di creazione di valore.

Bisogna essere capaci di guardare la montagna nel suo insieme: politiche integrate e attenzione alla specificità. Quindi la direzione giusta è quella di sviluppare una specifica strategia nazionale per le aree montane (SNAMI). È la direzione per far si he questi territori diventino generatori di opportunità e ricchezza per il Paese. L’obbiettivo è far si che chi vuole abitare in montagna possa farlo con la stessa dignità e opportunità di chi vive in altri contesti territoriali.

Per ottenere questo ci vuole l’impegno di tutti: del mondo della ricerca, del mondo dell’impresa e di chi chi si occupa di governance.


Dislivelli.eu n. 115

L’argomento è trattato e approfondito con diversi contributi dal numero 115 della rivista Dislivelli.eu in uscita dopo l’estate. .

Se lo si desidera è possibile ricevere via e-mail i prossimi numeri del bimestrale dell’Associazione Dislivelli.

10 Agosto 2022
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RUBRICA A CURA DI:
Associazione Dislivelli

L’Associazione Dislivelli è nata nel 2009 a Torino, dall’incontro di ricercatori universitari e giornalisti specializzati nel campo delle Alpi e della montagna, allo scopo di favorire l’incontro e la collaborazione di competenze multidisciplinari diverse nell’attività di studio, documentazione e ricerca, ma anche di formazione e informazione sulle terre alte.

 

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